Droga, scoperto asse Colombia-Olanda-Italia La Sicilia dominio dei clan Pillera e Laudani

Un asse Colombia-Olanda-Italia con Catania tra le città satellite per l’arrivo e la distribuzione di droga. E’ la tratta del commercio di stupefacenti scoperta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura distrettuale antimafia etnee nell’ambito dell’operazione denominata Pret a porter. Un maxi bliz che, all’alba di questa mattina, ha impiegato oltre duecento uomini, elicotteri e mezzi di terra insieme a diverse unità cinofile a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dai pubblici ministeri Antonino Fanara e Andrea Bonomo, nei confronti di 42 persone accusate di associazione a delinquere per il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti.

«Si tratta di indagini lunghe e complicate iniziate quattro anni fa, dopo l’arresto il 23 dicembre 2006 di una colombiana (Mercedes Brito Bianela Julissa ndr) fermata all’aereoporto di Catania con oltre un chilo di cocaina», spiega il procuratore aggiunto Amedeo Bertone. Un episodio che consentì di individuare le rotte e la modalità di scambio delle droghe dall’Olanda all’Italia. La donna, infatti, era una delle cosiddette ovulatrici, pagata per ingerire ovuli contenenti stupefacenti e trasportarli da una nazione all’altra.

Anni di osservazioni, sopralluoghi e pedinamenti che hanno portato a scoprire una vera e
propria associazione a delinquere composta da italiani e stranieri. Un filo diretto di scambi, al Sud, univa due note famiglie criminali etnee al clan campano dei Gionta per lo scambio di cocaina e mariujana importate dal Sud America e dai Paesi Bassi. A gestire i traffici in arrivo verso l’isola, a Catania, erano il clan dei Laudani guidato da Sebastiano Laudani e quello dei Pillera-Puntina, capeggiato da Francesco Ieni detto u’ castoro.

«Nel corso di questi anni di indagine sono stati intercettati e bloccati altri trasferimenti di questo tipo per un totale di 14 chili di cocaina e 28 chili di mariujana sequestrati. E dieci persone, nel ruolo di corrieri, arrestate», continua il procuratore. «Abbiamo individuato anche la città di Bologna come punto di stoccaggio delle droghe e fatto indagini di verifica patrimoniale per alcuni soggetti fino ad arrivare al sequestro di cinque milioni di euro di immobili. Beni spropositati rispetto ai loro redditi e frutto del commercio illegale di queste sostanze». 

Federica Motta

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