Una vasta rete di approvvigionamento e spaccio di droga condotta in famiglia. Con un bimbetto di un paio d’anni in braccio. È il traffico scoperto dai Carabinieri di Randazzo che la scorsa notte hanno notificato 16 arresti – nove in carcere e sette ai domiciliari – ad altrettante persone, tra cui sei soggetti già detenuti. L’operazione si è svolta nelle province di Catania – a Randazzo, Castiglione di Sicilia, Maniace e Aci Catena -, Reggio Calabria – nel Comune di Bianco -, Ragusa e Messina. Tredici degli arrestati dovranno adesso rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e tre di traffico e spaccio in concorso. Nel corso del blitz sono anche stati sequestrati più di un chilo di marijuana, 300 grammi di cocaina e 200 grammi di sostanza da taglio.
L’indagine comincia a luglio 2012 a Randazzo, dove i carabinieri arrestano un commerciante 28enne, Francesco Longhitano, nella cui abitazione viene ritrovata oltre un chilo di marijuana. I successivi approfondimenti però hanno portato i militari a scoprire che il giovane conservava la droga per conto di tre fratelli pregiudicati: Marco, Martino e Giuseppe Scrivano, tra gli arrestati la notte scorsa. Una famiglia nota alle forze dell’ordine non solo per i precedenti per sostanze stupefacenti: Marco Scrivano, infatti, era già stato arrestato anche per aver costruito una bomba artigianale.
I tre comunque non lavoravano da soli. Nel corso di cinque mesi di indagine, i carabinieri hanno ricostruito l’intera organizzazione criminale che capeggiavano e di cui facevano parte anche Veronica Trovato e Rosaria Tabuso, rispettivamente convivente e moglie di Marco e Martino Scrivano. Le due donne si occupavano per lo più della parte contabile, ma senza tralasciare un ruolo operativo soprattutto nell’aiuto a eludere i controlli delle forze dell’ordine. Erano loro a raccogliere dagli altri membri del gruppo i soldi necessari all’acquisto della droga e a girarli su carte prepagate ai compagni per concludere l’affare.
Almeno fino a quando l’organizzazione criminale non aveva problemi di liquidità. Una crisi che avrebbe portato anche a un cambio di fornitori e ad aprire il canale con la Calabria. In un primo momento dell’attività, infatti, il gruppo si riforniva ad Aci Bonaccorsi da tre presunti esponenti del clan etneo Santapaola-Ercolano: Orazio Licciardello, Fabrizio Bella e Giuseppe Gurgone. Ma quando gli Scrivano cominciano ad avere problemi con i pagamenti, i rapporti con Cosa nostra mostrano tutti i suoi rischi, tra cui le minacce di morte indirizzate ai tre fratelli. È così che Marco Scrivano riallaccia i contatti con un suo ex compagno di cella, il calabrese Domenico Staltaro, pregiudicato conosciuto a piazza Lanza durante una comune detenzione nel 2010. Staltaro diventa quindi il fornitore della rete di spaccio diffusa in diverse province della Sicilia Orientale. Per i pagamenti, quando mancano i contanti, si accontenta anche di ricevere auto e moto di grossa cilindrata.
«Questa operazione è una concreta risposta alle richieste di maggiore sicurezza da parte dei cittadini – commenta il comandante della compagnia dei Carabinieri di Randazzo Cosimo Vizzino – Una richiesta che non riguarda solo Catania ma anche la sua provincia, dove la presenza dello Stato è spesso assicurata solo dalla capillarità dell’Arma».
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