Dramma della formazione in Sicilia: Padre Lucente scrive a Papa Francesco

INTANTO PROSEGUE LA MARCIA DEI CINQUE LAVORATORI DEL SETTORE GIUNTI A CARONIA E DIRETTI A PIEDI A ROMA

L’attacco è frontale: “Come fanno a discutere di una maggioranza e del rimpasto del Governo quando ci sono lavoratori costretti alla fame ed a prostituirsi per vivere?”.

A parlare e Padre Antonio Teodoro Lucente, presidente dell’Engim, l’associazione che raccoglie gli enti formativi siciliani che operano nel cosiddetto Obbligo formativo, ovvero la formazione riservata ai minori che hanno abbandonato la scuola dell’obbligo.

“Abbiamo scritto, come Engim, alla Segreteria di Stato – racconta il presidente dell’ente di formazione – per informare Papa Francesco e offrire la nostra sofferenza alla risoluzione di questo problema, per il rispetto e la dignità di ogni lavoratore, affidandoci alle preghiere del Santo Padre”.

Il sacerdote parla dei dipendenti della formazione professionale siciliana – “Vittime della rivoluzione crocettiana”, come ai autodefiniscono questi lavoratori – in queste ore in marcia verso Roma:

“Offriremo ospitalità ai lavoratori in marcia nelle nostre strutture Engim di Roma – ci dice padre Lucente – per confortali e sostenerli, perché il Signore ascolta sempre il grido dei poveri e dei sofferenti. Noi non facciamo nessuna differenza, ogni lavoratore ed ogni giovane lavoratore vale più di tutto l’oro della terra”.

“Bisogna rispettarli, questi lavoratori – sottolinea il sacerdote – sono stati presi a calci pur andando a lavorare senza percepire lo stipendio. Non accade in nessun’altra parte e in nessun altro settore. Cosa devono fare di più? Eppure vengono spogliati del lavoro e della dignità”.

“Non possiamo tirarci indietro – rilancia -: il problema adesso è diventato di tutti. Di tutti i siciliani onesti e di buona volontà. Vogliamo continuare a credere che ci possa essere una giustizia alla fine di questa tremenda storia. In Sicilia siamo stati ridotti al precariato, tutti i giorni elemosiniamo ciò che è diritto”.

“È una questione che riguarda tutti gli onesti della Sicilia – puntualizza Padre Lucente – la macelleria sociale per opera delle istituzioni che governano l’Isola tocca la parte bella della Sicilia, quei lavoratori che vanno a lavorare senza stipendi, cosa che, torno a sottolinearlo, non avviene in nessuna altra parte”.

“Se dobbiamo morire moriamo in piedi!”, dice ancora il presidente di Engim Sicilia. Che aggiunge: “Ecco perché la reazione dei lavoratori che, a piedi, stanno raggiungendo Roma, caricandosi della sofferenza di migliaia di lavoratori ridotti alla povertà da questo Governo regionale. Questa è la nostra battaglia, è la battaglia dei giusti”.

“Non ha senso vivere così – incalza – il lavoro c’è nel settore della Formazione professione, ma manca la grazia di trovare politici adatti che sappiano risolvere i problemi”.

La cronaca di oggi racconta dei cinque lavoratori che hanno raggiunto, a stenti e con tanta sofferenza, Caronia dove saranno ospiti di colleghi e parenti.

Una protesta eclatante quella dei cinque lavoratori Daniela Lo Giudice, Giorgio Giampiccolo, Melinda Scuderi, Marco Cucuzza e Costantino Guzzo che, stringendo i denti, sono partiti quarantottore fa da Palermo a piedi e diretti a Roma.

Protesta che abbiamo nei giorni scorsi raccontato e che si è tentato di strozzare per evitare lo tsunami mediatico che potrebbe colpire il Governo del presidente della Regione Rosario Crocetta e dell’assessore Nelli Scilabra.

Ieri mattina, alle porte di Termini Imerese, una di loro, Melinda Scuderi, ha avuto una crisi ed è stata accompagnata con il 118 al presidio ospedaliero termitano dove i sanitari, dopo averla tenuta sotto controllo e somministrato due flebo, nel tardo pomeriggio l’hanno dimessa con la diagnosi di stress psico-fisico. Stringendo i denti ha ripreso la marcia con i colleghi.

Intanto, Costantino Guzzo, che accusa segni di stanchezza psico-fisica, dice al nostro giornale che proseguirà fino a Roma la marcia, anche se con i piedi sanguinanti da qualche ora.

I cinque lavoratori fanno sapere che “più dura sarà la marcia e più dura sarà la protesta”.

È prevista, per sabato mattina, una manifestazione nutrita dei lavoratori delle province di Catania e Messina che accoglieranno all’imbarco per Reggio Calabria il gruppo dei cinque colleghi al quale si uniranno, provenienti da Palermo e provincia, Rosario Compagno, Aldo Di Majo, Luigi Porcasi, Vincenzo Giammona e Vincenzo Bondì e forse altri lavoratori e lavoratrici.

Giuseppe Messina

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