È stata una battaglia all’ultimo voto. L’Ars ha respinto da proposta di eliminazione della doppia preferenza di genere inserita nella legge elettorale in discussione in questi giorni a Sala d’Ercole. Salve, dunque, le quote rosa, ma solo per un pelo: alla richiesta di voto segreto da parte dei cinquestelle, l’Aula si è mostrata spaccata. Così, con 33 voti favorevoli all’abolizione e 36 contrari (un solo astenuto), alla fine i deputati regionali hanno mantenuto il doppio voto che favorisce l’alternanza di genere nei consigli comunali siciliani.
La votazione è stata anticipata da un fitto dibattito con l’intervento in Aula delle deputate del Pd a difesa della doppia preferenza di genere, contro cui invece hanno votato parte del centrodestra e i Cinque Stelle. «Se si vuole aumentare la rappresentanza femminile – ha dichiarato nel suo intervento Santi Formica (Lista Musumeci), primo firmatario dell’emendamento che avrebbe abilito la doppia preferenza -, si assuma qualsiasi provvedimento, ma non si possono alterare le regole del gioco. Un elettore può esprimere un solo voto, non può esprimerne due». Insomma, secondo Formica «uno vale uno» e «la libertà dell’elettore va tutelata».
Diversa la posizione di Toto Cordaro (Grande Sud-Pid), secondo il quale il problema della norma sarebbe stato legato all’assenza di parità di genere nelle liste, composte per due terzi da uomini e per un terzo da donne. La soluzione, secondo il capogruppo del Pid, sarebbe stata l’istituzione dell’obbligo di presentare liste elettorali composte per il 50 per cento da uomini e per il restante 50 da donne. Anche questa proposta non ha ricevuto l’ok dell’Aula.
A dirsi contrario all’abolizione della doppia preferenza nel pomeriggio era stato anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, per il quale «negare una norma che invece è un paletto in tutti gli altri Paesi europei sarebbe un segnale molto negativo». Secondo il governatore, l’abolizione della doppia preferenza avrebbe comportato il rischio di «un impatto di tipo reazionario».
«Chiedo alla mia maggioranza di non traballare», ha detto all’Aula la deputata dem Valeria Sudano. «È come se stessimo qui a rivendicare una parità che ci è già stata riconosciuta due anni fa» le ha fatto eco la collega Mariella Maggio. A trovare invece «offensiva» la doppia preferenza di genere è stata invece la deputata pentastellata Vanessa Ferreri, secondo la quale le donne «non hanno bisogno di una legge su misura per essere elette. Quel che invece serve alle donne che vogliono intraprendere una carriera, politica e non, sono i servizi, soprattutto per chi è donna e mamma».
Soddisfatte, alla fine, le donne in prima linea nella battaglia per mantenere la norma, dalla presidente dell’associazione Emily Palermo, Milena Gentile, alle deputate Pd. «Salvata la doppia preferenza di genere – ha commentato la deputata dem Marika Cirone Di Marco su Facebook -,che emendamenti Formica (Lista Musumeci), Greco (MPA), Mangiacavallo (M5S) hanno proposto di abrogare. Battaglia logorante e difficile, alla fine rivinta grazie alla compattezza del gruppo parlamentare Pd e della maggioranza. Cin cin per la democrazia paritaria».
Le fa eco la collega Antonella Milazzo, che ancora una volta festeggia sui social: «La maggioranza tiene e viene respinto il tentativo di far fare alla Sicilia un vergognoso passo indietro sulla realizzazione delle pari opportunità». In serata dovrebbe arrivare l’ok all’intera legge elettorale, mentre prima di andare in vacanza l’Aula dovrà ancora discutere il ddl sulle variazioni di bilancio.
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