A distanza di 13 anni dall’ultima apertura, il Villino Favaloro riapre le porte al pubblico in occasione della mostra “Le Stanze d’Aragona“, la collettiva curata da Helga Marsala e Andrea Bruciati. Il complesso, espressione architettonica dell’epoca aurea della città di Palermo, è stato progettato dal Basile nel 1891 e terminato nel 1914 dal figlio Ernesto. Ad oggi l’antica residenza della famiglia Favaloro costituisce uno dei pochi emblemi cui la città si appiglia per mantenere viva la memoria di tempi migliori. Nonostante le svariate prove generali di apertura, negli anni il villino è stato più un luogo dimenticato e circondato da spazzatura e erbacce che stabile sede della regionale Fondazione Plaza, della Fondazione del Centro siciliano di studi sulla giustizia o del museo della Fotografia dedicato a Enzo Sellerio, tre delle diverse entità semi pubbliche che avrebbero dovuto assicurare all’edificio una decorosa esistenza.
Sono trascorsi mesi dall’ennesimo progetto di restauro. Intanto, dal 12 settembre al 14 novembre, il piano terra e il primo piano del Villino ospiteranno il terzo e ultimo capitolo della trilogia espositiva Le stanze d’Aragona. «Tra le varie opzioni quella di allestire la mostra al villino Favaloro ci è sembrata la più entusiasmante – spiega Helga Marsala a MeridioNews – sia per la sua storia, sia per l’unicità, sia per la bellezza del contrasto fra il contemporaneo e l’architettura dei primi del ‘900».
Tra maestri, mid career e giovani emergenti, saranno 36 gli artisti italiani che esporranno le loro opere nel contesto del progetto organizzato da RizzutoGallery in collaborazione con il Comune di Palermo e la Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali. I primi due ‘capitoli’ sono stati organizzati lo scorso maggio presso la RizzutoGallery e hanno visto la partecipazione di 16 artisti che dal 12 settembre rientrano, insieme a nuovi 20 elementi, nel grande allestimento di villino Favaloro. «Alcuni degli artisti hanno voluto concepire un’opera appositamente per l’evento – continua la curatrice – Tra i giovani Stefano Cumia e Giuseppe Adamo, per esempio. Tra i big Nunzio». Il progetto, nella sua completezza, nasce con l’intento di avviare una ricognizione della scena pittorica italiana degli ultimi anni con una particolare attenzione rivolta alle nuove tendenze dell’astrazione e della pittura concettuale.
Gli artisti: Giuseppe Adamo (Alcamo, Palermo, 1982), Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983), Stefano Arienti (Asola, Mantova, 1961), Domenico Bianchi (Roma, 1955), Renata Boero (Genova, 1936), Jacopo Casadei (Cesena, 1982), Antonio Catelani (Firenze, 1962), Manuele Cerutti (Torino, 1976), Paolo Chiasera (Bologna, 1978), Stefano Cumia (Palermo, 1980), Matteo Fato (Pescara, 1979), Giulio Frigo (Arzignano, Vicenza, 1984), Gaia Fugazza (Milano, 1985), Anna Gramaccia (Perugia, 1980), Andrea Grotto (Schio, Vicenza, 1989), Tiziano Martini (Soltau, Germania, 1983), Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978), Cristiano Menchini (Viareggio, 1986), Maria Morganti (Milano, 1965), Lorenzo Morri (Jesi, 1989), Nunzio (Cagnano Amiterno, L’Aquila, 1953), Paolo Parisi (Catania, 1965), Alessandro Pessoli (Cervia, 1963), Lucio Pozzi (Milano 1935), Barbara Prenka (Gjakova, Kosovo, 1990), Riccardo Previdi (Milano, 1974), Pietro Roccasalva (Modica, 1970), Alessandro Roma (Milano, 1977), Giovanni Sartori Braido (Mestre, Venezia, 1989), Vito Stassi (Palermo, 1980), Massimo Stenta (Trieste, 1991), Marco Tirelli (Roma, 1956), Sulltane Tusha (Durazzo, Albania, 1988), Marco Useli (Nuoro, 1983), Claudio Verna (Guardiagrele, Chieti, 1937), Serena Vestrucci (Milano, 1986).
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