Dopo tre anni Laura Salafia torna a casa Per lei un’abitazione speciale del Comune

Sono passati quasi tre anni esatti da quel giorno di luglio 2010 in cui una pallottola vagante davanti alla sede dell’università etnea in piazza Dante ha ferito una studentessa. Poteva essere chiunque, dicevano in quei giorni i colleghi, e invece è toccata a Laura Salafia, studentessa allora 34enne di Sortino. Che oggi, dopo tre anni trascorsi tra il centro di riabilitazione di Montecatone, vicino Imola, e l’unità spinale unipolare dell’ospedale Cannizzaro di Catania, torna a casa. Un’abitazione apposita, senza barriere architettoniche, messa a disposizione dal Comune etneo. Per permetterle di essere il più autonoma possibile dopo che il proiettile – che l’ha colpita alla nuca – l’ha costretta su una sedia a rotelle, paralizzandole braccia e gambe.

Da dicembre 2011, quando Laura Salafia è tornata a Catania, gli sforzi dei medici e del personale sono stati orientati principalmente a prepararla a lasciare l’ospedale. Tramite sopratutto l’addestramento all’uso della carrozzina elettronica, «che ha un joystick che funziona con il soffio o con un movimento del capo», spiegava al momento del rientro della ragazza da Montecatone Maria Pia Onesti, medico fisiatra responsabile dell’unità spinale. Oltre a Laura, la preparazione ha riguardato anche i care giver, le persone che vivranno con lei e la aiuteranno nella vita di tutti i giorni fuori dall’ospedale.

La casa, un alloggio protetto del Comune di Catania, in questi mesi è stata studiata e adattata alle esigenze della ragazza. Con l’abbattimento delle barriere architettoniche e con la predisposizione di tutto quello che potrà essere utile a Laura Salafia. Che continuerà le cure in day hospital. In vista del suo rientro a casa e proprio per permetterle di affrontare queste spese, era stata lanciata una sottoscrizione. A cui aveva partecipato anche l’ateneo di Catania. Atteso, in quei mesi, era un gesto concreto di solidarietà con la studentessa anche da parte dell’amministrazione etnea, che ha poi deciso di collaborare mettendo a disposizione l’abitazione.

Così si apre un nuovo capitolo per Laura Salafia, dopo che la sua vita è completamente cambiata a seguito del colpo sparato in piazza, in pieno giorno, da Andrea Rizzotti, ex dipendente comunale la cui intenzione era quella di colpire il pregiudicato Maurizio Gravino per questioni personali. Il processo d’appello all’uomo, concluso a gennaio, lo ha condannato a 16 anni e mezzo di carcere, meno dei 18 stabiliti in primo grado. Impossibile avere da lui un risarcimento economico per Laura Salafia e la sua famiglia, in quanto Rizzotti sarebbe nullatenente.

Redazione

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