Dopo le fiamme un presidio per La Fata Il fratello: «Presenteremo una denuncia»

«L’abusivismo non c’entra con il caso di Salvatore La Fata: era un operaio specializzato, escavatorista come me. Purtroppo è senza tutele, e cercava di guadagnare qualcosa». A parlare, in piazza Università nel corso di una manifestazione in sostegno dell’uomo che si è dato fuoco venerdì scorso in piazza Risorgimento, organizzata dal circolo Città Futura, è Andrea, ex collega del lavoratore. La Fata è attualmente in prognosi riservata all’ospedale di Acireale, le sue condizioni sono stabili e viene alimentato per mezzo di un sondino. Ma i medici ancora non si sbilanciano sulla sua situazione clinica, che continua a rimanere grave. L’amarezza dei circa 50 manifestanti è proprio per quelle ustioni sul 60 per cento del corpo che i vigili urbani non sono riusciti a evitare. Secondo il racconto di alcuni testimoni, all’affermazione «Mi do fuoco» la risposta della municipale sarebbe stata «Sì, ma spostati più in là». «Presenteremo certamente una denuncia – anticipa Sergio La Fata, fratello di Salvatore – Ci siamo rivolti a un avvocato e in queste ore decideremo come comportarci».

«Abbiamo lavorato insieme anni fa in una cava, naturalmente in nero», continua l’ex collega Andrea. «Qualche settimana fa Salvatore mi ha chiesto consigli sugli ammortizzatori sociali, perché io sono iscritto al sindacato. Gli ho risposto che chi non ha avuto niente in passato, non può avere nulla oggi», afferma l’operaio. Si riferisce all‘impossibilità di richiedere anche solo un sussidio di disoccupazione in mancanza di contributi previdenziali. E adesso gli attivisti chiedono al Comune di Catania di «fare qualcosa per consentire l’accesso a dei veri Servizi sociali». «Non è una questione di assistenzialismo – dice Domenico Stimolo – ma di lavoro che manca. Con il paradosso che la città ha ferme grandi opere come la fognatura, finanziata dal Cipe con ben 600 milioni di euro ad aprile 2012», spiega.

Per il circolo Città Futura c’è nella vicenda anche un forte rimando alla Primavera araba: il gesto è simile a quello compiuto da Mohamed Bouazizi, il giovane venditore ambulante tunisino dalla cui protesta presero il via le manifestazioni, dopo essersi dato fuoco. «Il rimando è chiaro, oltre al gesto anche la disperazione è la stessa. Solo che qui la gente è indifferente», dichiara Chiara Platania. Che sottolinea: «Non siamo a favore dell’abusivismo, ma la crisi sociale dà il via a cose del genere, e non vogliamo una città così», prosegue la donna.

«Non si può gestire la città con atti di forza: quell’uomo, con tre cassette di frutta e verdura, era lì solo per guadagnare qualcosa. E i vigili, lasciando stare situazioni molto gravi di abusivismo in città, non possono essere così crudeli e cattivi», spiega Rosanna Aiello. «Oltre all’istigazione, i vigili erano assenti. Sia al momento in cui si è dato fuoco, sia in quello in cui, pare, si è buttato un secchio addosso per spegnere le fiamme su se stesso. Una torcia umana che si accende e si spegne, sempre lasciata sola», sostiene Alberto Rotondo, anche lui del circolo di ispirazione comunista. La solitudine dei lavoratori disperati farebbe il paio, secondo Sergio La Fata, con la mancanza di notizie che li riguardino: «È importante che quello che ha fatto Salvo non cada nel vuoto – dice – Bisogna parlare del suo gesto, serve che qualcosa si muova, non è possibile che tutto passi sotto silenzio dopo i primi giorni di movimento solo perché noi siamo figli di nessuno».

Che la crisi sociale sia alla base del gesto estremo è una posizione che sembra essere paradossalmente condivisa dai vigili in piazza Duomo. In attesa della manifestazione, davanti all’ingresso del palazzo del Comune, alcuni di loro commentano il fatto di cronaca: «Noi andiamo lì solo per fare il nostro lavoro, e siamo convinti che l’abusivismo non c’entra con l’atto compiuto da quest’uomo», affermano. Mettendo in dubbio anche le testimonianze raccolte dopo l’incidente: «A quanto sappiamo, non c’era nessuno ad assistere alla scena. E ora l’opinione pubblica della città è tutta contro di noi», concludono gli agenti.

Luisa Santangelo

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