Se all’indomani di ogni elezione è lecito per ognuno scegliere la prospettiva migliore da cui osservare il verdetto delle urne, con la cura di evitare le angolazioni che scoprano nervi scoperti, il passo successivo è quello di scolorire l’erba del vicino. O quantomeno rivendicare un numero di fiches più cospicuo al momento di passare all’incasso. In Sicilia quel momento è all’orizzonte: dopo le Comunali, che oltre ai ballottaggi riserveranno un’altra appendice il 24 ottobre, il pensiero dei big della politica isolana è alla Regionali dell’anno prossimo. Poco più di un anno per il voto, molto meno per trovare le quadrature, stringere alleanze, vincere resistenze e narcisismi, e soprattutto trovare i nomi dei candidati alla presidenza.
Il ragionamento vale un po’ per tutti. Ma se nel centrosinistra Partito democratico e Movimento 5 stelle sono usciti rinvigoriti dal voto di domenica e lunedì, confermando reciprocamente, qualora ce ne fosse bisogno, la necessità reciproca di proseguire nella corrispondenza di amorosi sensi e tutt’al più di capire come gestire la voglia di Claudio Fava; nel centrodestra il messaggio che divisi non si va lontano è arrivato forte e chiaro, ma resta il grosso punto interrogativo su come pesarsi vicendevolmente in vista della scelta della figura su cui puntare per palazzo d’Orleans. Con Nello Musumeci che a Caltagirone ha dovuto assistere al trionfo del centrosinistra, lì dove per cinque anni ha regnato il fedelissimo Gino Ioppolo, la Lega che non brilla nonostante i proclami dei neoacquisti e Forza Italia che ha portato a casa una decina di sindaci in Comuni piccoli e qualche bruciante delusione, chi si sente in forma sono gli uomini di Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro.
I due ex governatori uniti da destini giudiziari non invidiabili, con i dovuti distinguo tra chi ha il processo ancora in corso e chi invece ha scontato la pena, hanno senza dubbio di che sorridere dopo le Amministrative. Lombardo, che ha seguito la campagna elettorale ancora una volta lontano dai riflettori, ha riportato gli autonomisti a casa – a Grammichele – con l’elezione di Pippo Greco, che succede al grillino Giuseppe Purpora. Cuffaro, molto più presente sulla scena, ha salutato i primi eletti nel nuovo corso della Dc. «La Democrazia Cristiana è tornata nelle istituzioni siciliane», ha annunciato l’ex governatore festeggiando il superamento dello sbarramento a Favara – dove con oltre il 10 per cento ha guidato la coalizione di Giuseppe Infurna, fermatosi comunque al primo turno -, Caltagirone – 5,73 per cento ma meglio di Diventerà Bellissima – e Giarre, dove a sostegno del candidato Leo Patanè ha fatto meglio di Forza Italia.
«La Democrazia Cristiana è pronta a prendere a cuore le problematiche di tutti i cittadini, creando i presupposti per una rinascita», ha aggiunto Cuffaro. Una frase dal respiro sufficientemente ampio per fare pensare ad ambizioni non solo di carattere locale. Di avviso diverso è tuttavia uno dei lombardiani di ferro: Roberto Di Mauro. Il vicepresidente dell’Ars, nella provincia di casa, Agrigento, ha festeggiato la prestazione dei candidati su cui gli autonomisti avevano puntato alla vigilia delle elezioni a Canicattì, Favara e Porto Empedocle. In tutti e tre i Comuni si andrà al ballottaggio. «La soddisfazione è grande a Porto Empedocle con Iacono, che ha già ricevuto la disponibilità delle altre forze a stringere le alleanze in vista del secondo turno – dichiara Di Mauro a MeridioNews – Mentre a Canicattì riteniamo che Corbo abbia tutte le carte in regola per farcela. A Favara, invece, proveremo a coinvolgere chi è rimasto fuori e proveremo a recuperare». Stando ai calcoli del deputato regionale, nella peggiore delle ipotesi nei tre futuri Consigli comunali saranno nel complesso almeno 13 i consiglieri autonomisti. All’entusiasmo per le gioie di casa – i lombardiani attendono con trepidazione anche il ballottaggio ad Adrano (Catania) dove Fabio Mancuso è tornato in campo – fa il paio l’accoglienza fredda per l’altro big della provincia. «Cuffaro? Ha una lista civica, non esiste più la Democrazia Cristiana. In provincia di Agrigento, che è il suo territorio, ha presentato la lista soltanto a Favara. A Canicattì e Porto Empedocle non c’erano, e a Favara c’è un suo candidato che però si dichiara appartenere a un’altra area». Commento netto anche sui risultati a Caltagirone e Giarre. «Bisognerebbe vedere chi davvero ha lavorato alle liste in queste due città».
Inevitabile chiedersi quanto queste Comunali incideranno da qui in avanti nelle trattative all’interno del centrodestra. «Abbiamo un anno per fare tutti i ragionamenti che devono essere fatti – commenta Di Mauro -. Musumeci ha ambizioni legittime, ma è un uomo di squadra e lui per primo sa che l’obiettivo principale deve essere quello di restare tutti insieme. Il modello Draghi proposto da Miccichè? Dopo questi risultati non ha più senso parlarne». L’Mpa di Lombardo hanno nella Lega un compagno di cammino. «La nostra federazione è in buona salute. Il segretario regionale Nino Minardo? Noi siamo lì per sostenerlo, per noi la sua candidatura sarebbe come andare a nozze».
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