Il varo della giunta Schifani è servito a chiarire ulteriormente le idee a Cateno De Luca. Non che l’ex sindaco di Messina avesse bisogno di prove concrete, ma per un momento anche lui aveva provato a smentirsi. Poi, però, davanti ai nomi della squadra del Governo regionale e alle rotture interne al centrodestra, ha subito ripreso la strada. Il rallentamento del catenomoto, consigliato dai medici dopo un problema di salute ormai superato, ha fatto il paio con lo slittamento della nascita del suo Governo di liberazione o Governo ombra per smontare, passo dopo passo, ogni provvedimento ufficiale poco chiaro. Ai dodici assessori di Schifani, seguiranno i dodici di De Luca che potranno farsi forza sulla presenza, tra i banchi dell’Assemblea Regionale Siciliana, di otto deputati riconducibili ai gruppi Sud chiama Nord e Sicilia Vera coordinati da Danilo Lo Giudice. «Questa giunta di governo ha affermato De Luca – è una grande delusione. Per 48 ore mi stavo innamorando di Schifani, un presidente che sembrava voler dire no alle impostazioni romane. Un’illusione che è durata 48 ore».
Il cambio di rotta, con l’ingresso di soggetti non eletti all’interno dell’Esecutivo, e l’uscita dalla maggioranza di Micciché non hanno modificato i suoi piani, anzi. Hanno spinto a fare evidenziare, da subito, le contraddizioni a partire dal fattore competenze. «La nostra sarà una giunta – prosegue – basata su competenze e non sull’essere moglie di qualcuno o lacchè di qualche altro. E siamo certi che le professionalità del nostro Governo di liberazione potranno anche essere di supporto a Schifani che ne avrà bisogno. Si ritrova infatti con buona parte della giunta frutto della bassa cucina della precedente gestione Musumeci. Noi siamo pronti a far saltare anche i fornelli. L’inizio non è edificante per Schifani. Il Presidente è già alla seconda minaccia di dimissioni, continueremo a contarle. Constatiamo che questa maggioranza non è stata in grado neanche di mettere in atto una semplice operazione matematica».
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