Dopo due anni parla di nuovo Antonino Pulvirenti «Mi sentivo in una centrifuga, sono stato truffato»

Si comincia in maniera mesta, con sguardi che non lasciano trasparire emozioni, e si finisce tra i sorrisi e le pacche sulle spalle. L’assoluto protagonista è Nino Pulvirenti. Il patron del Calcio Catania che ritorna a parlare davanti ai microfoni dopo due anniUn solco che l’imprenditore ha scavato con le sue stesse mani, passando dai vertici del capitalismo italiano alle aule di giustizia e a mesi di arresti domiciliari. Travolto dal crack finanziario della sua compagnia aerea, la Wind Jet, e da quello sportivo, e penale, della sua squadra di calcio: il Calcio Catania. A Torre del Grifo, l’avveniristico centro sportivo realizzato negli anni in cui i rossazzurri sognavano le coppe europee, tutti lo chiamano ancora «presidente», anche se Pulvirenti presidente non lo è più da tempo. Accanto a lui c’è l’amministratore delegato Pietro Lo Monaco, a conferma di un amore rinato che mette in soffitta il fil rouge degli anni scorsi, in cui i due non si sono risparmiati le stilettate.

«Sentivo il bisogno di parlare e di chiarire alcune cose. Se qualcuno mi avesse detto, due anni fa, che mi sarei ritrovato qui gli avrei dato del pazzo», esordisce Pulvirenti. Lo Monaco, che potrebbe essere il vero registra del rientro in scena dell’imprenditore, ha il compito di aprire le danze chiedendo però di evitare le domande sull’inchiesta legata alla compravendita di partite per il campionato di serie B. La direttiva viene presto tradita ed è lo stesso Pulvirenti a soffermarsi più volte sulla figura di Pablo Cosentino. Ex dirigente rossazzurro, il cui nome rievoca una delle pagine più brutte della storia sportiva del calcio a Catania. «Con lui ho fatto una scelta scellerata. Ammetto di avere sbagliato e non ho una giustificazione perché nelle mie aziende ho sempre scelto persone capaci», racconta il patron. 

Ma cosa aveva visto Pulvirenti nell’ex procuratore sportivo argentino? Una domanda che non trova una risposta ma che prova a chiarire lo stesso Lo Monaco: «Quando ci siamo incontrati (lui e Pulvirenti, ndr) mi ha detto una sola cosa e io gli ho creduto: “Direttore, mi sentivo come in una centrifuga“». Il nastro dei ricordi viene riavvolto passo dopo passo e Pulvirenti torna anche su una delle sue uscite più infelici, risalente all’agosto 2015. Quando ai microfoni di Sky diceva di avere chiuso con il calcio indicando i tifosi, e le loro pressioni, come i responsabili della compravendita delle partite. «Una frase infelice per la quale voglio chiedere scusa a chi si è sentito offeso. Ho dato delle colpe a chi non ne aveva ma io sono stato vittima di una truffa».

Pulvirenti parla per più di un’ora e tra i vocaboli che utilizza c’è anche «umiltà». Una virtù che sembrerebbe un corto circuito per un uomo che nelle intercettazioni diceva di «avere inquadrato il campionato di serie B», con l’ambizione di «arrivare primo». Il nuovo Pulvirenti dice «di non essersi mai sentito intoccabile, cercando – per l’appunto – di restare sempre abbastanza umile. Il Catania – spiega – non è il mio salvacondotto». Ma com’è la situazione societaria? «Volevo vendere la squadra ma nessuno ha mai offerto un euroAdesso abbiamo ristrutturato il debito di Finaria e ci sono le prospettive per il rilancio delle attività del gruppo». Il sogno, detto a chiare lettere e con gli occhi che brillano, è quello «di tornare in serie A per riscattarmi almeno in parte dopo quello che è successo». Un traguardo che magari lo rivedrà presente anche allo stadio: «Mi sento a disagio e per questo motivo per il momento scelgo di non andare e di guardare le partite in tv». Tra le righe c’è lo spazio per un messaggio ai tifosi: «Guarderei con curiosità e fiducia al nuovo Pulvirenti».

In questi anni il Catania avrebbe potuto anche cambiare proprietà e i nomi sui quali si chiedono lumi sono quelli dell’imprenditore messicano Jorge Vergara e su quello di Bronte Claudio Luca. Sul primo risponde Lo Monaco: «Aveva un interesse serio e gli abbiamo aperto le porte ma non c’è stato un seguito». Sul secondo, che oggi è sponsor del Catania con l’azienda di pistacchio Bacco, replica Pulvirenti: «Non c’è mai stata una trattativa perché servivano delle credenziali per rispettare determinati passaggi burocratici». Prima di congedarsi l’ultima domanda è sul centro sportivo Torre del Grifo e sul mutuo che lo riguarda: «Abbiamo dato la gestione alla Catania servizi che è una nostra partecipata al cento per cento. Abbiamo abbassato anche l’importo del mutuo che in serie A ammontava a 980mila euro ogni sei mesi».

Dario De Luca

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