«Capisco che si debba dare priorità ai più giovani, ma nel 2022 la Regione non dovrebbe fare distinzione tra cittadini di serie A e quelli di serie B. Non ci può essere questo atteggiamento nei confronti di persone che hanno dato tanto nella loro vita». Elvira Iudica, catanese, è preoccupata per le condizioni di salute di sua madre, 74enne, che dal 22 marzo, giorno in cui è stata colpita da due ictus, si trova ricoverata in Rianimazione all’ospedale Garibaldi Nesima. Iudica si è rivolta a MeridioNews dopo che da circa tre settimane sua madre è stata messa in lista d’attesa per aver assistenza nei Centri di riabilitazione dedicati. Da quando ha ricevuto le prime cure, la 74enne ha subito interventi di tipo vascolare. Adesso respira grazie all’intervento di tracheotomia. A causa delle conseguenze dell’ictus, la donna deve riprendere quasi del tutto alcune funzioni. Per farlo, deve usufruire di alcuni macchinari. Proprio per le importanti esigenze e il bisogno della riabilitazione, avrebbe bisogno di essere trasferita dal Garibaldi ai centri di lungodegenza.
Le uniche sedi attrezzate che adesso possono ospitare la donna sono la Fondazione Giglio a Cefalù e la Riabilitazione intensiva del Presidio ospedaliero di Sciacca, che fa capo agli istituti clinici scientifici Maugeri. Mentre, secondo quanto raccontato da Iudica, il centro analogo di Messina non ha fornito nessuna risposta. «L’ospedale Garibaldi si è rivolto direttamente ai centri, che però hanno dato priorità ai più giovani – afferma Iudica – Ha la tracheotomia per la respirazione, con un‘infezione polmonare che si sta cronicizzando. Se non si sottopone a terapie specifiche per riprendere tutte le funzioni del corpo la situazione peggiorerà. Non si può muovere e non è per niente cosciente. Credo che nemmeno mi riconosca». A complicare il suo stato di salute è stata l’operazione chirurgica alla testa. Dopo l’intervento, la donna è stata in coma per due settimane. «Se mia madre è sveglia lo devo al personale del Garibaldi Nesima – sottolinea – L’equipe medica si è accorta di una trombosi dopo il primo intervento e le ha salvato la vita. Adesso deve essere assistita in un centro che le permetta di riprendere i movimenti e le funzioni cognitive».
Iudica ha atteso qualche giorno. Ieri mattina ha deciso, attraverso il suo avvocato, di inviare una pec alla Regione Siciliana e all’assessore alla Salute Ruggero Razza. «Ho chiesto che mi venga dato riscontro entro una settimana, altrimenti agirò per vie legali – precisa – Chiedo alla classe politica che ponga la giusta attenzione a questo tema, affinché mia madre venga ricoverata in una struttura che possa prendersi cura di lei a 360 gradi e che la aiuti a ritrovare la sua identità». Iudica fa emergere pure l’assenza di unità di lungodegenza in provincia di Catania. «Oltre a essere un problema per i parenti, che sono costretti a fare chilometri, non si capisce perché manchino servizi così importanti – conclude Iudica – In Sicilia mia madre non è l’unica a fare i conti con le lunghe attese. Queste persone che hanno urgente bisogno subiscono le conseguenze di una politica che non mira al bene comune e non investe sulla salute dei suoi cittadini, quando invece hanno tutto il diritto di essere tutelate».
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