Il quadro della discordia. A pochi giorni di distanza dalla notizia della vendita all’asta del ritratto di Donna Franca Florio, non sembrano diminuire le polemiche e il furore retorico che per mesi hanno alimentato le vicende legate al dipinto di Giovanni Boldini. Da un lato c’è chi lamenta la delusione per la perdita inferta alla città nel tentativo di riportarlo a casa – nonostante il quadro abbia sempre dimorato all’estero, con una breve parentesi a Villa Igiea –, dall’altra chi spera ancora nel diritto di prelazione che lo Stato può esercitare sul dipinto, come ha dichiarato nei giorni scorsi il sindaco di Palermo Orlando, invitando la Regione a scendere in campo per acquisire l’opera. Un’operazione affatto semplice e ancora meno scontata.
Tra dichiarazioni, polemiche e dibattiti sui social network, intanto le procedure dell’asta sono ancora in corso. L’assegnazione della tela infatti è da considerarsi ancora provvisoria: dopo la chiusura dell’asta, nei dieci giorni seguenti è possibile presentare un’offerta superiore del dieci per cento; dopodiché il giudice delegato avrà altri venti giorni per verificare la regolarità delle procedure di assegnazione dell’opera. Al termine di questo percorso, si arriva all’aggiudicatario definitivo, e solo a questo punto viene fatta comunicazione al Ministero dei Beni Culturali, che ha sessanta giorni di tempo per esercitare il diritto di prelazione. Se non lo esercita, in via sussidiaria vengono avvertiti gli enti pubblici che potrebbero essere interessati a esercitare lo stesso diritto. Tra i diversi fattori che possono portare un ente pubblico a esercitare la prelazione, a fronte di ingenti spese, concorrono il valore di eccezionalità dell’oggetto rispetto al patrimonio che deve sfiorare l’unicità, e il legame di lunga durata che quell’opera ha avuto con il patrimonio storico-artistico.
Come già accennato, il dipinto della bella Franca ha dimorato a Palermo per pochi anni, dal 2006 al 2014 circa. Prima di allora, il quadro è sempre stato all’estero, tra Parigi e New York, fino a quando nel 2005 venne acquistato a Sotheby’s New York dal Gruppo Acqua Marcia che decise di esporlo a Villa Igiea. «È un interessante ritratto di una donna palermitana famosa, credo che piacerebbe a tutti avere l’opera a Palermo, magari alla Galleria d’Arte Moderna, dove è conservato un altro dipinto di Boldini – commenta il professor Pietro Longo, storico dell’arte presidente della sezione palermitana di Italia Nostra –. Ma il dipinto non è mai veramente appartenuto a Palermo e non è stato strappato alla città. Nel periodo in cui è stato esposto a Villa Igiea, non ha mai suscitato nei palermitani così tanto interesse come è invece accaduto in questi mesi», conclude.
Amareggiata e delusa, Costanza Afan de Rivera, nipote di Franca Florio e tra i promotori della campagna di sensibilizzazione per riportare il dipinto a Palermo, così commenta l’esito dell’asta: «Era una notizia che aspettavamo, e sapevamo benissimo che sarebbe stato comprato da un non palermitano o un non siciliano, perché i palermitani e i siciliani si sono ben guardati dal fare un minimo sforzo per riuscire a tenere il quadro a Palermo. È un grosso strappo della città nei confronti di una storia che ha reso grande la Sicilia e Palermo in particolare». Sul suo impegno diretto e sulla campagna di crowdfunding, Donna Costanza aggiunge: «Sono estremamente demoralizzata, negli ultimi mesi ho cercato di smuovere tutte le coscienze possibili, ma nessuno ha mai proposto di collaborare nel cercare donatori. Nella campagna di crowdfunding in tre mesi sono stati versati soltanto cinquemila dollari: mi sembra estremamente vergognoso. Se il quadro è stato acquistato da qualcuno che lo porterà via da Palermo, vuol dire che ce lo meritiamo» – conclude.
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