Una boccata di gioventù, come quando da studentessa universitaria cantava nei centri sociali catanesi e alle feste dell’Unità con il suo gruppo Neruda. Donatella Finocchiaro torna stasera ad esibirsi su un palco – quello della Birreria del Ma – nella veste insolita di cantante. «Una follia che mi ha chiesto Alfredo Longo e a cui alla fine ho detto sì», spiega l’attrice. Alfredo Longo, musicista che ha collaborato tra gli altri con Carmen Consoli e Cassandra Raffaele, sarà alla chitarra insieme a Roberto Fuzio, dei Lautari, in collaborazione con Amnesty International. «Leggerò alcune poesie di Borges e canterò le canzoni che amo, tra cui una in siciliano, Malarazza, senza alcun filo conduttore», spiega Donatella Finocchiaro, tornata in questo periodo stabilmente a Catania in attesa della nascita della sua bambina.
Come nasce lo spettacolo di stasera?
Ha origine dalla follia di Alfredo Longo. Un mese fa, mentre ero ancora a Roma, mi ha fatto questa proposta, ma io non ci pensavo proprio a cantare. Anche se è una cosa che ho sempre voluto fare. Da ragazza ho preso lezioni di canto lirico e mentre studiavo Giurisprudenza a Catania avevo anche un gruppo, i Neruda.
Un poeta che ama particolarmente?
Sì, recitavo le sue poesie durante gli spettacoli che facevamo in giro: pochi locali e molti centri sociali e feste dell’Unità. Tutto sempre gratis.
Quando ha conosciuto Alfredo Longo?
In occasione del provino per entrare alla scuola del teatro Stabile. Era il 1995, dovevo recitare accompagnata dalla musica. Carlo Longo, uno dei componenti dei Neruda che era anche il fratello di Alfredo, mi propose di far suonare lui, sulle note di Mokarta dei Kunsertu. E portò bene. Lì nacque la nostra amicizia.
Tra un paio di mesi nascerà la sua bambina. Dopo che progetti la aspettano?
Per adesso resto ferma qui a Catania, perché non mi andava di far nascere mia figlia a Roma. Dovrei stare buona e tranquilla, ma mi fanno sempre fare cose. Per settembre e ottobre ho due progetti, uno per il cinema e uno per la tv, che potrebbero partire. Ma deciderò solo dopo il parto.
Dei lavori realizzati fino ad ora, qual è quello di cui va più orgogliosa?
Difficile dirlo, perché non scelgo mai le cose da fare con leggerezza. Non sono di palato facile: voglio una buona sceneggiatura, personaggi con connotazioni particolari. Se non sono convinta al cento per cento, non inizio un film. Del primo, però, Angela, ho un particolare ricordo affettivo, ma anche di quelli con Marco Bellocchio.
L’ultima pellicola, Marina, invece, l’ha portata in Belgio…
Sì, ed è stata la scoperta di un Paese molto bello. Marina uscirà a Catania nei prossimi giorni: ricopro un ruolo bellissimo, la madre di Rocco (tratto dalla storia vera di Rocco Granata ndr), un ragazzo che emigra seguendo la famiglia e che riuscirà a realizzare il suo sogno: cantare.
Lei è diventata ormai una delle attrici siciliane di punta. Cosa consiglierebbe a un giovane del Sud che vuole iniziare questa carriera?
La cosa più importante è formarsi sul campo. Le scuole sono importanti ma non sono tutto ed entrare è sempre più difficile. Purtroppo ai ragazzi mi viene da dire di andare all’estero, dove esistono esperienze formative molto stimolanti: fate il circo, i laboratori di mimo, tutto quello che potete. Per fare questo mestiere non bisogna accontentarsi di qualcuno che ti dice che hai una bella faccia o una bella voce. Servono tante conoscenza e curiosità. Senza questi ingredienti non si va da nessuna parte. Io a 18 anni facevo mille cose, ma sarei scappata se solo i miei genitori avessero potuto economicamente. Dico ai giovani: sperimentate, scoprite. Coltivate sogni e talenti, il lavoro viene dopo. Io ci credo ancora.
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