Cera o no il mare in epoca storica dove è oggi piazza Marina? Il quesito ricorre costantemente nella mente dei palermitani, è parte del ricco corredo di aneddoti, storielle, leggende metropolitane che accompagna la vita stessa degli abitanti della ex Conca dOro. E allora provvediamo a colmare la lacuna.
Cera e non cera, si potrebbe rispondere. Perché il quesito ha arrovellato la mente dei più dotti studiosi di topografia urbana, da Valguarnera a Fazello, da Amico fino a Columba, ai primi del 900. Ma è con lindagine geologica condotta da Pietro Todaro che abbiamo avuto risposte più precise. E bastato fare dei sondaggi in profondità, e incrociare i risultati con le notizie storiche, i dati del patrimonio edilizio e storico per rispondere in maniera più precisa. Il mare cera, ma nella parte più prossima al Cassaro, lodierno corso Vittorio Emanuele. A conforto di questa tesi cè la notizia del ritrovamento di una strada romana sullasse di villa Garibaldi, comunicato da Giovan Battista Filippo Basile, intorno al 1862. La strada fu poi ricoperta.
Già, villa Garibaldi. Costruita per celebrare le gesta delleroe dei due mondi e degli altri protagonisti del Risorgimento, doveva innanzitutto ridare ordine alla piazza. Troppo asimmetrica, troppo irregolare, con profonde differenze di livello, da un capo allaltro, ma con emergenze architettoniche di tutto rilievo che andavano valorizzate. Da qui lidea di creare uno square, una piazza alberata, che ridesse armonia allambiente, un luogo da attraversare velocemente, secondo le direttrici diagonali, per raggiungere i capisaldi della zona: la chiesa della Catena, lo Steri, il Cassaro e il palazzo delle Finanze, la Zecca.
Basile, insigne architetto, non lo dice espressamente, ma è come se, con la sua opera verde, volesse cancellare gli infiniti rimandi sinistri che comunica la piazza. Troppi ricordi negativi attorno allo Steri, dove fu decapitato alla fine del 300 Andrea Chiaramonte, reo di avere sfidato il potere reale, dove il terribile Tribunale del SantUffizio ebbe sede per più di duecento anni e organizzava i terribili roghi, per punire chi non era allineato allortodossia cattolica e, infine, sullaltro lato della piazza, nei pressi del Garraffo, troneggiava stabile fino a metà dell800, la forca. Troppo sinistra quella piazza, con le luci approssimative e fioche, con i suoi commerci inconffessabili a due passi dalla trafficatissima Cala. Ed ecco che Basile propone il suo square per dare alla città aria buona come in campagna.
Basile riesce nellintento, zittendo i numerosi detrattori che al Comune e in città si fanno sotto per criticare il progetto. Ma sbaglia affidando la sistemazione del verde affidandosi al signor Besson. E lui a consigliare le piante, soprattutto ficus. Dei quali non si sa moltissimo in città, ma abbastanza per sapere che la pianta è vigorosa e ha bisogno di spazio.
Passano appena ventanni e le quinte prospettiche volute dal Basile sono solo un ricordo: i ficus hanno cancellato la vista dei monumenti. Troppe piante in uno spazio poco più grande di un campo di calcio. E un ficus si candida a entrare nella pagina del Guinness. Diventa così grande che con i 50 metri di chioma, i 21 di circonferenza del tronco e i 25 di altezza non teme confronti in Europa tra gli alberi esotici. E che genera, con le sue forme, leggende metropolitane a iosa. Provate pure, se ci riuscite, a scardinare le leggende che hanno messo su gli gnuri quando accompagnano i turisti in carrozza. Ce nè uno che racconta che lalbero ha duemila anni, un altro che racconta che si è cibato del sangue delle streghe bruciate in piazza. Ma sono solo due delle più fantasiose ricostruzioni.
Per saperne di più vi attendo domani 6 gennaio alle 11.30, allingresso di villa Garibaldi per una visita guidata dellAssociazione HOMBRE, nel contesto della Festa della Befana organizzata dal CCN di Maria Giambruno. La passeggiata si intitola Piazza marina: feste, farina, forca e tantaltro.
La partecipazione è gratuita.
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