Costume e società

«C’è Lucia?»: la domanda in codice per le donne vittime di violenza a Siracusa

«C’è Lucia?». Una domanda in codice che potrebbe essere d’aiuto alle donne vittime di violenza a Siracusa. Un interrogativo da pronunciare una volta entrate in bar, negozi, supermercati, farmacie e anche a bordo dei taxi che aderiranno all’iniziativa che ha preso spunto da una campagna simile nata in Inghilterra. Nel capoluogo aretuseo, il nome di donna da scegliere non poteva che essere quello della patrona di Siracusa. Nasce così #ChiediDiLucia!, un’iniziativa che ha preso vita da un protocollo d’intesa tra vari attori: dalla prefettura alla procura, dalla questura al comando provinciale dei carabinieri e la guardia di finanza, dall’Azienda sanitaria provinciale al Comune, fino a diverse associazioni di categoria (Confcommercio, Confindustria, Confesercenti e Confartigianato) e il mondo della scuola.

Un hashtag prima della scritta Chiedi di Lucia, seguita da un grande punto esclamativo, tra due rettangoli colorati di azzurro e di arancione. È questa la grafica del bollino – un logo realizzato dagli studenti e dalle studentesse del liceo artistico Antonello Gagini di Siracusa – che verrà affisso sulle vetrine degli esercizi commerciali e sui finestrini dei taxi che decideranno di aderire al progetto. Fatta questa scelta, per tutte le attività e gli operatori economici verranno avviati dei corsi di formazione specifici per il supporto alle vittime di violenza (anche minorenni). Di fronte alla domanda in codice: «C’è Lucia?», infatti, chi si trova dall’altro lato del bancone, dovrà essere in grado di reagire nel modo giusto e di fornire risposte adeguate ed efficaci per dare inizio a un percorso di protezione.

Un progetto che mira a rafforzare la rete territoriale antiviolenza con il coinvolgimento di operatori economici, commercianti, artigiani e imprenditori, opportunamente formati, per assicurare assistenza alle vittime di violenza, di stalking, di persecuzioni, di minacce, di revenge porn, ma anche i loro figli minori e pure testimoni di queste violenze di genere (comprese quelle contro la comunità Lgbtq+). «La violenza di genere e i maltrattamenti familiari – rivela la procuratrice di Siracusa Sabrina Gambino – rappresentano il 60 per cento delle segnalazioni e delle denunce in provincia». E, oltre a questi dati già allarmanti, c’è tutto un sommerso. «L’aumento dei casi segnalati – evidenzia la prefetta Raffaella Moscarella – è dovuto anche alle recenti modifiche legislative». E per chi non riesce a segnalare o denunciare, adesso basterà anche fare soltanto una semplice domanda: «C’è Lucia?».

Marta Silvestre

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