Documenti elettronici? Solo per pochi Un disservizio lungo dieci anni

Un’unica postazione che funziona a singhiozzo. E che, in undici anni, ha rilasciato solo 1829 carte d’identità elettroniche. Sono queste le cifre del centro di elaborazione dati dell’amministrazione etnea, l’unico servizio attivo nel Comune di Catania per il rilascio della nuova carta d’identità elettronica. Una prestazione in connessione diretta con il ministero dell’Interno e per il cui funzionamento l’amministrazione comunale ha acceso un mutuo di 300 mila euro nel 2006. Un servizio che ad oggi però, dopo undici anni e i soldi spesi, non è mai riuscito a decollare. Ha sempre funzionato a tempo determinato e dallo scorso maggio è proprio fermo.

La storia inizia nel 2001, quando il Comune di Catania viene autorizzato, insieme ad altre 83 amministrazioni italiane, ad avviare in via sperimentale il procedimento di rilascio di carte d’identità elettroniche anziché cartacee. «Dal 2001 al 2004 il servizio ha funzionato abbastanza bene, ma la manutenzione e l’assistenza del ministero non sono mai arrivate e nel tempo le attrezzature si sono guastate» racconta Luciana De Luca, responsabile del Ced, centro elaborazione dati catanese. Andava così bene che nel 2004, in occasione delle elezioni, a Catania viene concesso di sperimentare in una sezione di voto l’uso della nuova carta d’identità come documento di riconoscimento per votare, nonostante il capoluogo etneo non fosse incluso tra le città individuate allo scopo. «Abbiamo fatto il documento gratuitamente a tutti quelli della sezione – spiega De Luca – e tutto è andato bene».

Nello stesso anno viene anche stipulata una convenzione con il ministero per garantire il proseguimento del servizio e quindi per la fornitura dell’assistenza e delle nuove attrezzature. «Ma l’accordo non è mai stato rispettato – lamenta la responsabile Ced –, tanto che avevamo già pronto un progetto di mutuo per risolvere il problema. Il ministero ci ha però diffidato dal farlo, perché la legge non lo prevedeva». La nuova promessa di entrata a regime scadeva nel 2006, «ma ovviamente non era vero».

Passano altri due anni di attesa senza alcune novità. Fino a quando il ministero dà il via libera ai Comuni a fare da sé. L’amministrazione etnea, quindi, accende un mutuo da 300 mila euro. Soldi utilizzati «per comprare delle macchine nuove e sistemare il server e la rete del sistema anagrafe nel rispetto di tutte le prescrizioni di sicurezza ed efficienza del sistema – spiega De Luca –. Fino al 2009 ha sempre funzionato tutto».

Ma nel frattempo i soldi in Comune sono finiti, il ministero ha continuato a non mandarne e i problemi sono ricominciati. La manutenzione è inesistente: una volta si guasta la stampante, un’altra il rilevatore delle foto o quello delle impronte e il servizio è periodicamente sospeso. A tutto questo si è aggiunto il problema della scarsa qualità dei supporti, cioè le schede elettroniche, proprio il motivo dell’ultima interruzione, lo scorso maggio. Supporti talmente scadenti da far inceppare le macchine, si è capito dopo otto anni e non senza l’aiuto dei cittadini. «Alcune persone sono addirittura tornate a restituire la carta perché gli si era letteralmente aperta in due – racconta la responsabile –. Noi le abbiamo mandate indietro e siamo in attesa della nuova fornitura dal 15 luglio».

Aspettare è anche l’unica cosa che possono fare quanti si sono recati allo sportello, magari più volte, nella speranza di poter finalmente sfoggiare la nuova carta d’identità elettronica. Attendere, non si sa bene quanto, e preparare i soldi per il pagamento: per la precisione 20 euro «imposti all’utente dal ministero che a noi restituisce appena 80 centesimi», conclude Luciana De Luca. Gli stessi soldi insomma che il Comune non ha e che il ministero non trova.

[Foto di aldoaldoz]

desireemiranda

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