Distretto, la ‘pesca’ dei contributi continua

Scandalosa la gestione della pesca in Sicilia. L’intermediazione nel Mediterraneo a chi spetta? Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, avrebbe deciso di affidarla direttamente ad un privato attraverso l’assessore al ramo ed in virtù di una sorta di convenzione sui generis. Roba da non credersi. Adesso servirebbero altri 360 mila euro da spendere. Mentre il governo regionale non garantisce gli stipendi ai parlamentari, almeno così sembra, trova il denaro per foraggiare iniziative che poco hanno a che fare con le politiche di rilancio e di crescita della filiera ittica. Proviamo a chiarezza sulla vicenda che rischia di causare l’avvio dell’ennesima procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea.

Lo scorso 10 luglio il Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo ha formalizzato la richiesta di altri 360 mila euro di contributo per realizzare il “Foro per l’Africa ed il Medioriente allargato”. Si tratterebbe dell’ennesima iniziativa di politica estera autorizzata dal Governo Lombardo . Politica estera che non appartiene ad un soggetto privato come il Distretto. Un’altra invenzione per spillare soldi pubblici? Prima la degustazione ed adesso il Foro? Ma è concepibile quello che sta accadendo da molti mesi negli uffici del dipartimento regionale Pesca?

Sconvolgente, peraltro, la scelta del momento. A soli 45 giorni dallo Slow Sea Land, una manifestazione costata 330 mila euro di cui 270 prelevati dai fondi regionali destinati alla promozione del settore ittico siciliano. Denaro speso per realizzare convegni e tavole rotonde, mentre di pesce non se n’è visto. Come non si sono viste le imprese siciliane della filiera ittica. Una sottrazione di somme dal capitolo promozionale utilizzate per altri scopi. Il tutto nel silenzio più totale.

Non è bastato assistere ad un flop internazionale per cambiare registro di marcia? Per la verità, siamo a conoscenza di un’indagine amministrativa avviata sull’utilizzo dei fondi. Auspichiamo che salti fuori la verità. Anche perché nel solo 2012 al Distretto della pesca di Mazara del Vallo sono state assegnate a vario titolo almeno 600 mila euro (qualcuno sostiene che ve ne siano molte di più). Ma torniamo alla lettera scandalo.

La richiesta di denaro da parte del Distretto è contenuta in una nota indirizzata all’assessore regionale, Francesco Aiello, ed al dirigente generale del dipartimento regionale degli interventi per la pesca, Antonio Lo Presti. La lettera, che riporta la data del 10 luglio scorso, chiarisce che l’iniziativa sarebbe stata condivisa da tutte le parti sociali e gli attori della filiera, oltre che dalle istituzioni.

Interpellate dal nostro giornale, diverse associazioni di categoria non sono al corrente dell’iniziativa e qualcuno è rimasto sbigottito. Ma anche il mondo sindacale è stato tenuto all’oscuro. Che sia questa una prassi consolidata? Ma il settore della pesca è l’unico segmento si spesa regionale non soggetto a controlli sull’operato?

Non contento, il Distretto ha chiesto, dicevamo, altri 360 mila euro. Quindi, cambia l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali da Elio D’Antrassi a Francesco Aiello, ma non cambiano gli sprechi, anzi si moltiplicano senza limiti. Ed allora ci chiediamo: chi è il vero regista che sta dietro il Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo?

Ciò che non convince non è il fatto che il Distretto chieda dei soldi per finanziarsi attività che poi si rivelano prive di effetti positivi per la pesca. Quello che è fuori da ogni logica – oggetto di nostra analisi – è la scelta inaccettabile di assegnare – sic et simpliciter – il ruolo di politica estera al Distretto della pesca di Mazara del Vallo. Proprio così, una incomprensibile decisione del Governo regionale di spogliarsi di un ruolo per assegnarlo ad una singola persona che opererebbe in nome e per conto di un soggetto privato.

Ma il mandato – l’attuale Presidente- per operare a mò di “assegno in bianco” con funzioni di Ambasciatore dei problemi della pesca nel mondo ce l’ha? Non è chiara questa vicenda in seno agli organi distrettuali. Dei giorni scorsi è una polemica a distanza tra Ciro Quinci, Editore e socio fondatore del Distretto ed il Presidente pro tempore dell’organismo distrettuale. Botta e risposta che la dice lunga sul disagio di tanti soci del Distretto.

La Regione siciliana non ha competenza esclusiva in materia di pesca entro le 12 miglia? Con quali poteri si chiudono accordi e protocolli bilaterali? E la politica estera non è istituzionalmente esercitata dal Ministro degli Esteri in rappresentanza del Governo italiano? E le relazioni internazionali, comprese quelle bilaterali, con i Paesi del Magreb (Tunisia, Marocco, Libia, Algeria, Egitto) non li cura l’Unione Europea, attraverso la Commissione? Perché dovrebbe servire un ulteriore soggetto privato per esplicare compiti istituzionali dello Stato?
E’ risaputo che Raffaele Lombardo non ha mai mostrato alcun interesse per le sorti di un settore produttivo come la pesca professionale e la filiera ittica. Ma trasferire compiti istituzionali appare sinceramente una scelta discutibile. Quali gli interessi sottesi? Viste le condizioni del settore della pesca siciliana non parleremmo di interessi economici. Forse elettorali? Una cosa è certa, fino a quando il Distretto eserciterà il ruolo di risolutore dei problemi nel Mediterraneo, la confusione ingenerata provocherà ulteriori incomprensioni.

Non è un caso che da quando il Distretto svolge l’interlocuzione nelle relazioni bilaterali, i sequestri di natanti siciliani sono aumentati. E’ possibile che ciò sia dovuto all’errato convincimento dello Stato frontaliero che il riferimento sia una persona fisica e non l’istituzione? Quindi interessi diversi da quelli generali? E’ forse questo il motivo dei sequestri? Sono interrogativi che in tanti si pongono in queste ore.

Intervistato dalla nostra redazione sull’argomento, il parlamentare regionale di Grande Sud, Toni Scilla, ha precisato: “Il Distretto della pesca con la sua attività di politica estera ha creato un corto circuito nel sistema, generando una confusione istituzionale senza precedenti”. Lo stesso Scilla ha sottolineato che “tale atteggiamento perpetrato da parte del Distretto è una delle probabili concause dell’aumento dei sequestri di pescherecci mazaresi da parte di Stati frontalieri come l’Egitto che mai avevano praticato tale azione. Serve chiarezza a tutti i livelli”.

Sulla vicenda, nei giorni scorsi, è intervenuto anche il direttore generale della Pesca marittima e dell’acquacoltura del Ministero delle Risorse agricole e forestali , Saverio Abate. Lo stesso ha lanciato l’allarme in Conferenza Stato-Regioni esternando la propria preoccupazione per il ruolo sviluppato dal Distretto. A rischio l’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea contro lo Stato italiano.

Quindi un ruolo scomodo e fuori riga, quello del Distretto. Ma al Presidente della Regione siciliana pare che tutto ciò lo soddisfi pienamente. Infatti il suo Governo autorizza di continuo la concessione di somme di denaro per sagre, convegni, missioni e incontri bilaterali. Di risolvere i problemi dei pescatori e delle imprese di filiera manco a parlarne. Il Distretto dovrebbe coordinare iniziative legate al rafforzamento della compagine imprenditoriale associata nella logica di “rete”. Ma nulla di tutto ciò è stato fatto.

Un Distretto lontano dai veri problemi che investono strutturalmente e nel presente le imprese di pesca. Nessuno stimolo alla politica di ricerca di nuovi mercati. Nessuna interlocuzione con l’Unione Europea per avviare un confronto sugli effetti pratici e reali della nuova misurazione della maglia o sul caro gasolio.

Qualcuno ci ricorda che, al tramonto del Governo Lombardo può tornare utile ricordare alla politica siciliana che deve riappropriarsi del ruolo incisivo sui settori strategici per l’economia siciliana. Ed uno di questo è senza dubbio la pesca. Così come il settore della pesca va restituito ai pescatori ed alle imprese e cooperative di pesca.

Le organizzazioni dei produttori come i Consorzi di gestione delle fasce costiere od i Gruppo di azione costiera sono il vero futuro della pesca in Sicilia. Argomenti che Lombardo non ha mai ‘masticato’ al pari dei tanti assessori regionali alla pesca che si sono succeduti. Queste cose i pescatori le sanno. Votano anche loro.

Giuseppe Messina

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