Dissequestrati i beni dell’avvocato Geraci «Non sono un evasore»

Il Tribunale del riesame di Palermo, lo scorso 6 maggio, ha disposto il dissequestro dei beni dell’avvocato Stefano Geraci, posti sotto sequestro il 18 aprile scorso a seguito delle indagini della Guardia di finanza e la conseguente denuncia alla Procura della Repubblica di Palermo.

L’indagine dei finanzieri è partita dall’analisi dei compensi pagati ai professionisti palermitani intervenuti per tutelare i propri clienti in occasione di sinistri stradali. L’avvocato era tra quelli che negli ultimi anni aveva trattato un numero elevato di casi, da cui erano scaturiti rimborsi per importi elevati. «L’incrocio di questi dati con i redditi dichiarati – aveva scritto la Guardia di Finanza in un comunicato stampa – ha fatto nascere il dubbio che il professionista non avesse inserito nella dichiarazione tutti i compensi incassati e questo è stato confermato dalle indagini bancarie eseguite dai finanzieri, che hanno portato a scoprire che circa un milione e duecentomila euro non sono stati versati nelle casse dello Stato».

E’ quindi scattata la denuncia alla procura e la proposta di recuperare la cifra applicando lo strumento del “sequestro per equivalente”. Il gip del tribunale di Palermo aveva ritenuto fondata la proposta avanzata dal Dipartimento criminalità economica della procura della Repubblica di Palermo – coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca che riguardava un aereo ultraleggero modello “Tecno Sierra RG Marche”, ed una Ferrari d’epoca modello “Dino 246GT” del 1972 del valore commerciale di oltre 350 mila euro oltre a «7 fabbricati e 28 terreni».

Come lo stesso avvocato Geraci ha specificato in una e-mail inviata alla nostra redazione, sarà l’Agenzia delle Entrate ad accertare se abbia evaso o meno il fisco: «Gli “accertamenti” che mi riguardano – scrive – svolti dalla Guardia di Finanza devono ancora essere sottoposti al vaglio dell’Agenzia delle Entrate che, in contraddittorio col sottoscritto, attraverso lo strumento della “istanza di accertamento con adesione” stabilirà se vi sia stata o no evasione fiscale. E’ davanti l’Agenzia delle Entrate che il cittadino-contribuente ha la possibilità di giustificare le operazioni contestategli dalla Guardia di Finanza producendo tutta la necessaria documentazione a sostegno delle proprie ragioni. Solo a conclusione di tale procedimento sarà possibile asserire con certezza se il contribuente, chiunque esso sia, abbia o no evaso il fisco e quindi se possa essere chiamato o no “evasore fiscale. Fino a quel momento – continua l’avvocato nella e-mail –  il cittadino-contribuente sottoposto ad accertamenti e verifiche non è un “evasore fiscale” ma è semplicemente un soggetto rispetto al quale i competenti Uffici stanno, per l’appunto, eseguendo accertamenti e verifiche il cui esito non è per niente detto corrisponda alle “ipotesi” avanzate dalla Guardia di Finanza».

Marta Genova

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