Arresti domiciliari per Gianmarco Codraro, il giovane studente universitario finito in carcere dopo i disordini avvenuti lo scorso gennaio a Cremona, in occasione di una manifestazione contro CasaPound. Il Tribunale della Libertà di Brescia, infatti, ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giorgio Bisagna e revocato la custodia cautelare in carcere per il giovane accusato di devastazione e saccheggio. I giudici hanno così disposto i domiciliari senza restrizioni.
«Parzialmente soddisfatto» il legale dello studente universitario. «Il reato di devastazione e saccheggio, per cui la pena base è di otto anni di reclusione, assolutamente spropositato rispetto ai fatti contestati al mio assistito – spiega a MeridioNews l’avvocato Bisagna -. Dopo la lettura delle motivazioni del Riesame, che ha comunque parzialmente accolto il nostro ricorso, valuteremo l’eventuale ricorso in Cassazione. Riteniamo, infatti, contraddittoria e insussistente la prospettazione accusatoria». Secondo Bisagna, infatti, «non si può sostenere che i fatti di cui Gianmarco è accusato, che attengono solo a un acceso confronto con le forze dell’ordine, che peraltro non ha causato alcun danno, integrino il reato che gli è stato contestato».
In base alla ricostruzione fornita dagli investigatori della Digos il giovane, studente di Ingegneria del Collettivo universitario autonomo di Palermo, era alla testa del corteo organizzato dai centri sociali e dai comitati antifascisti lo scorso 24 gennaio a Cremona, dopo il ferimento una settimana prima di un attivista di sinistra da parte di alcuni militanti di CasaPound. Quel corteo, però, spiegano dalla Digos presto degenerò «in atti di vera e propria guerriglia urbana, compiuti da alcuni dei partecipanti che presero d’assalto con spranghe e bastoni, vetrine di esercizi e bancomat di istituti di credito disseminati lungo il tragitto».
Per il legale del giovane universitario a Cremona «vi furono danni, ma non può essere chiamato a risponderne chi anche secondo l’accusa fece altro». Le immagini della Polizia scientifica, infatti, ritrarrebbero il 23enne con un casco e armato di bastoni mentre lancia oggetti contundenti, fumogeni e petardi verso le forze dell’ordine. La perquisizione domiciliare ha permesso alla polizia di trovare gli indumenti utilizzati durante la manifestazione.
Nei giorni scorsi il Collettivo universitario autonomo si era mobilitato per chiedere la liberazione immediata del giovane. «Chi conosce Gianmarco – avevano spiegato dal Collettivo – sa bene che a muoverlo sono sempre stati quel senso di giustizia ed equità che non consentono di assistere passivamente al quotidiano susseguirsi delle ingiustizie e dei torti commessi a danno degli studenti». Artisti, docenti universitari, ricercatori, politici, scrittori, registi e sindacalisti avevano anche firmato l’appello lanciato dal Collettivo universitario autonomo. Oggi la svolta.
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