«Le foto che ho visto non lasciano spazio alla fantasia, parlano chiaro ma si devono fare accertamenti. Solo le autorità possono verificare se si configura il reato di inquinamento delle falde acquifere». A parlare è il professore Giuseppe Sperlinga, esperto della Valle dei Sieli e presidente dell’associazione naturalistica Stelle e ambiente. L’ex docente commenta in questo modo alcune istantanee, pubblicate sulla pagina Facebook del comitato No discarica di Motta Sant’Anastasia, che mostrano alcuni liquidi che potrebbero provenire dall’impianto Oikos arrivare in quello che sembrerebbe un pozzo scavato alla base della struttura di sbancamento. Dove, in teoria, potrebbero entrare a contatto con il terreno e con le acque dei fiumi.
«Quelle acque, di qualsiasi natura siano, vanno a perdersi nel sottosuolo o, visto che la zona è argillosa, scorrono e finiscono nelle acque dei ruscelli. I corsi d’acqua, scorrendo verso valle, arrivano prima nel torrente Buttaceto e poi nel Simeto». Il professore non ha dubbi: qualora si tratti di percolato, quello che potrebbe configurarsi «è una forma di inquinamento molto grave che merita l’attenzione del corpo forestale e della procura della Repubblica». Le istituzioni che dovrebbero verificare la provenienza delle acque e se si tratta di reflui, autorizzati o meno. «Nel caso in cui siano acque di scolo, ho l’impressione che non esistano permessi. Non lo posso affermare con certezza, ma le forze dell’ordine dovranno appurarlo», commenta Sperlinga.
A essere immortalato negli scatti, fatti da un anonimo e consegnati alle associazioni, è quello che secondo alcuni potrebbe essere il canale di scolo della discarica, coperto da un telone scuro. Una struttura, stando a quello che raccontano alcuni testimoni, con alla sua estremità una piccola botola, all’interno della quale finirebbero una parte dei liquidi. Dalle fotografie è infatti possibile vedere un piccolo canale, che continua per diversi metri, all’interno del quale scorrono le acque. Creando anche delle pozzanghere nel terreno. Ma a smentire nettamente i dubbi circa la presenza di percolato è la stessa Oikos. «Quelle che si vedono nelle foto sono acque piovane, che sono monitorate, non si tratta sicuramente di liquidi dell’impianto – spiega a MeridioNews Rocco Todero, legale dell’azienda – e chiunque lo affermi verrà portato davanti al giudice». «È inutile fare allarmismo, i comitati devono capire che quando fanno accuse devono essere accurati – continua l’avvocato -. Non c’è nessuno che abbia stabilito che è percolato. Le autorità vengano pure ma qualora si dimostri quello che sosteniamo noi, chi ha mosso le accuse deve pagare».
Contattato dalla nostra redazione, il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo afferma di non essere stato informato della questione. Anche Anastasio Carrà, primo cittadino di Motta Sant’Anastasia spiega a MeridioNews di non aver visto gli scatti: «Non sono di cosa stiamo parlando, anche se credo che le denunce si facciano dai carabinieri e non su Facebook», commenta. A essere allarmati, invece, sono i comitati civici No discarica, di entrambi i Comuni in cui ricade l’impianto, che proprio in queste ore stanno pensando se sia il caso di rivolgersi alle autorità o attuare altre forme di protesta.
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