Il dipartimento regionale Acqua e rifiuti dovrà scrivere una relazione, mentre l’Istituto superiore di Sanità dovrà accertare eventuali «gravi violazioni del diritto alla salute delle comunità locali che orbitano nel breve raggio di pochi chilometri dalla discarica». Cioè quella gestita dalla ditta Oikos a Motta Sant’Anastasia. Il Tar di Catania la scorsa settimana ha aperto un altro capitolo della intricata vicenda legata al rinnovo dell’Aia a Valanghe d’Inverno. L’impianto di smaltimento dei rifiuti nel Comune di Motta, a brevissima distanza dal territorio di Misterbianco, contro il quale da anni combattono attivisti e alcuni amministratori.
Gli ultimi tre ricorsi, adesso riuniti per ordine dei giudici amministrativi, sono stati presentati dai Comuni di Misterbianco e Motta e dalle associazioni Zero waste Sicilia e Legambiente, quest’ultime componenti dell’agguerrito comitato No discarica. Tutti contro il rinnovo dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale concessa alla discarica per ulteriori dieci anni, che rimane tutt’ora operativa. Ad agosto, il provvedimento regionale aveva fatto storcere il naso a molti e riacceso una polemica, quella degli attivisti contro la Oikos, che non si era mai spenta. Dalla decisione di Palermo in poi, i ricorsi avevano cominciato a piovere negli uffici del tribunale amministrativo etneo.
«I plurimi profili di articolata contestazione del provvedimento impugnato impongono un approfondimento istruttorio», scrivono i magistrati Pancrazio Maria Savasta, Maria Stella Boscarino e Giuseppe La Greca. In altri termini: la questione è complessa e servono tempo e documenti ulteriori per dirimerla. Così viene richiesto l’intervento intanto della Regione, che dovrà inviare oltre alla relazione anche «copia dei documenti in essa richiamati» entro 60 giorni. Due mesi dovranno bastare al dipartimento per spiegare, per filo e per segno, tutti i motivi che hanno spinto gli uffici a rilasciare il rinnovo dell’Aia in quei termini.
Il Tar apre poi il taglio della questione sanitaria, «in considerazione dei rilievi ribaditi in udienza camerale da parte del difensore del Comune di Misterbianco (l’avvocato Nicolò D’Alessandro, ndr) circa la sussistenza in sé del danno alla salute, a prescindere dalle garanzie contenute nei provvedimenti impugnati». Che la discarica puzzi e faccia male è quello che sostengono gli attivisti e le attiviste che da sempre si oppongono al suo mantenimento alle porte di due così popolosi centri abitati. A settembre, a seguito dell’infuocarsi delle polemiche, Oikos aveva risposto organizzando un tour per la stampa tra le dune di munnizza abbancata. «Sentite la puzza?», era il ritornello dell’azienda, a cui faceva seguito l’invito ai manifestanti di produrre dati scientifici. Che arriveranno a breve: saranno quelli dell’Istituto superiore di Sanità.
«Il provvedimento del Tar – dice l’avvocato della discarica, Rocco Todero – mira a sgombrare il campo dall’allarme». Del resto, aggiunge il legale, gli accertamenti scientifici sono stati chiesti proprio dalla Oikos in sede di giustizia amministrativa. «Nessuno meglio dell’Istituto superiore della Sanità potrà accertare la presenza di gravi danni alla salute, qualora esistenti, e la natura delle attività svolte da Oikos».
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