«Abbiamo già emesso il provvedimento di copertura provvisoria perché
abbiamo raggiunto quota 240mila tonnellate di rifiuti, il limite disposto. Stiamo rispettando quei quantitativi». Antonio Patella è il dirigente del dipartimento acque e rifiuti della Regione che segue l’iter che riguarda la discarica di Motta Sant’Anastasia. Il funzionario conferma la notizia che i comitati civici aspettavano da tempo: il progetto che dovrebbe portare alla bonifica dell’impianto di proprietà della Oikos spa – azienda guidata da tre commissari della prefettura – determinato ormai un anno fa si sta avviando verso il compimento. Anche se, adesso, l’interrogativo è un altro: dove verranno condotti i camion carichi di spazzatura che quotidianamente giungono da quasi tutte le province della Sicilia?
Nel luglio 2014, nei giorni in cui il settore dei rifiuti era scosso dall’inchiesta della procura di Palermo Terra mia, i vertici del dipartimento regionale dell’Energia hanno deciso di non rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla discarica di contrada Valanghe d’inverno. Secondo le accuse degli inquirenti, i permessi sarebbero stati ottenuti da Domenico Proto (titolare dell’azienda e imputato nel processo avviato da qualche mese) grazie alla corruzione di un funzionario regionale, Gianfranco Cannova. Ma dal momento del ritiro delle autorizzazioni, in regime di proroga per l’emergenza dichiarata di volta in volta, nulla è cambiato. Adesso, invece, da Palermo arriva uno stop. Sulla nuova destinazione del flusso di compattatori il dirigente non dà risposte, ma sottolinea che «arriveremo a un totale di 660mila tonnellate. Cifra che è lontana dai due milioni e mezzo di capienza delle vasche».
Eppure, durante la
terza e ultima conferenza dei servizi convocata per decidere il progetto di chiusura, i commissari hanno spiazzato i dirigenti regionali e i due sindaci dei Comuni coinvolti chiedendo di conferire nell’impianto altre 340mila tonnellate di rifiuti. I tecnici guidati da Riccardo Tenti hanno addotto come scusa la necessità di alzare gli argini delle vasche che ospitano la spazzatura aggiungendone altra. Una richiesta subito archiviata, ma che – assieme ad altre decisioni assunte dai commissari – hanno spinto i comitati a chiedere alla prefetta Maria Guia Federico di rimuoverli dall’incarico.
Sull’argomento ieri due rappresentanti del comitato di Misterbianco hanno incontrato il viceministro degli Interni
Filippo Bubbico. «Ha detto che avrebbe verificato se i commissari hanno agito correttamente», racconta Josè Calabrò. Adesso che la chiusura dell’impianto sembra vicina, i dubbi si sollevano sulla gestione del lungo iter di bonifica che dovrà riguardare anche la discarica della contigua contrada Tiritì, anch’essa di proprietà della famiglia Proto. «Non è un capitolo chiuso, non è finita qua», mette in guardia Calabrò. «Questi soggetti hanno avuto dei comportamenti che ci hanno sorpreso: saranno in grado di gestire un processo lungo e difficile come la chiusura di due discariche?», si chiede.
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