Dirigenza regionale, Crocetta all’assalto della ‘terza fascia’

Chi saranno i compagni di strada del presidente della Regione, Rosario Crocetta, nella partita, che si annuncia difficile, sulla dirigenza? La domanda non è oziosa, ma terribilmente concreta. Perché se il Governo non metterà ordine nella dirigenza non verrà soltanto meno a una promessa, ma getterà le basi per un immancabile fallimento amministrativo. (a destra, Rosario Crocetta, foto tratta da polisblog.it)

Perché uno dei problemi mai affrontati, dal 2000 ad oggi, è quello della dirigenza regionale. Una dirigenza elefantiaca che, per esistere – e per alimentare se stessa – deve rendere tutto vischioso e complicato.

Negli uffici della Regione siciliana, dal 2000 fino ad oggi, è andata in scena una sorta di inversione logica. Vediamola per grandi linee.

In una situazione normale – in un’amministrazione pubblica normale – i dirigenti sono dei manager che dovrebbero far funzionare al meglio la ‘macchina’ amministrativa. In Sicilia, in questo delicato settore, il fine è diventato il mezzo: nel senso che il funzionamento della ‘macchina’ è servito – e continua a servire – a giustificare un numero elevato di dirigenti ai quali debbono, in ogni caso, essere assicurate funzioni: cosa, questa, che, alla fine, rallenta l’iter dei procedimenti amministrativi.

In questo paradigma il fine della dirigenza – il miglioramento della ‘macchina’ amministrativa – è stato sacrificato alla giustificazione dell’esistenza in vita di un numero impressionante di dirigenti, con un frazionamento delle competenze che serve solo a creare ‘stazioni di servizio’ (blocco delle pratiche che vengono sbloccate solo dopo particolari ‘input’) e, come già accennato, uno ‘scientifico’ rallentamento dei procedimenti.

In questo scenario ogni tentativo di ‘snellire’ la ‘macchina’ burocratica impatta contro una specie di muro di gomma. Tutte le leggi approvate dall’Ars in questi anni per rendere più celeri i procedimenti amministrativi hanno fatto una fine ingloriosa. Questo perché nessuno, dal 2000 ad oggi, ha voluto mettere mano alla riforma della dirigenza. (a sinistra, foto tratta da strumentista.blogspot.com)

Prima del 2000, bene o male, la dirigenza funzionava. Mai benissimo, ma funzionava. Quanto meno c’era una selezione. I procedimenti non erano veloci (in Sicilia non lo sono mai stati). Ma se un politico si impegnava qualcosa veniva fuori.

Dal 2000 in poi, anno in cui vede la luce la legge regionale numero 10, la dirigenza, se vuole, blocca tutto. A prescindere dalla volontà politica. Aiutata, in questo, dalle leggi nazionali ‘Bassanini’, che risalgono alla seconda metà degli anni ’90 del secolo passato, recepite a di qua e di là dall’Ars (sono le leggi che hanno separato la politica dall’amministrazione).

Quando parliamo della dirigenza non ci riferiamo ai dirigenti generali (che, tra parentesi, costituiscono un altro problema), ma alla dirigenza creata con la già citata legge numero 10 del 2000. Quanto, in una notte, l’Ars, su volere del Governo regionale dell’epoca (Governo presieduto da Angelo Capodicasa, assessore al Personale Mirello Crisafulli), crea 2 mila e 200 dirigenti di terza fascia.

La terza fascia dirigenziale, per la cronaca, non esiste in nessun’altra parte del mondo. E’ una creazione folle della politica siciliana. Nel 2000, quando la legge 10, come già accennato, viene approvata, ci sono 250 dirigenti di seconda fascia e 25 dirigenti di prima fascia.

Oggi, dei dirigenti di prima fascia ne sono rimasti solo due: Marco Salerno e Castrenze Marfia. I dirigenti di seconda fascia – ma qui rischiamo di essere imprecisi – dovrebbero essere 48. Mentre dei 2 mila e 200 dirigenti di terza fascia ne sono rimasti circa mille e 800.

Tra Aree, Servizi e Unità operative, i dirigenti di terza fascia impegnati sono circa 900. Gli altri 900 hanno la retribuzione di dirigenti, anche se non è facile capire di che cosa si occupano.

Già è impressionante che una Regione – unica in Italia e forse unica al mondo – operi con 900 tra Aree, Servizi e Unità operative. E diventa tutto illogico se si pensa che ci sono altri 900 dirigenti regionali ‘in cerca d’autore’. Per non parlare dei funzionari direttivi che, sponsorizzati da alcune organizzazioni sindacali (e dai politici, ovviamente), ambiscono a diventare anch’essi dirigenti. Non sono pochi, volendo: altri 500 e rotti…

A cosa servono tutti questi dirigenti? Alla Regione siciliana no di certo. Forse alla vecchia politica politicante. E ai sindacati, che li difende a spada tratta.

Avete fatto caso che quando il presidente Crocetta ha annunciato la riforma della dirigenza – che dovrà tradursi, per forza di cose, in una drastica riduzione del numero dei dirigenti – i sindacalisti sono rimasti zitti? Con l’esclusione, ovviamente, dei rappresentanti di quelle sigle sindacali – di stampo corporativo – che non hanno risparmiato critiche al presidente della Regione.

Ce la farà il presidente Crocetta a riformare la dirigenza, passaggio indispensabile per rimettere in moto la ‘macchina’ amministrativa regionale? Sarà in grado di far sparire la ‘terza fascia’ dirigenziale con la quale la Regione siciliana ha fatto ridere il mondo intero?

 

 

Redazione

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