Dal saggio di fine anno a Sanremo 2020. È la scalata di Filadelfo Castro, 43enne nato a Como da genitori
originari di Carlentini – sua madre, Sebastiana Guercio, è la sorella del «sindaco contadino» di Carlentini Francesco Guercio – e tra i protagonisti del 70esimo Festival di Sanremo dove ha diretto l’orchestra sulle note di
Niente (Resilienza 74), il nuovo brano con cui Rita Pavone ha fatto il suo ritorno all’Ariston, 47 anni dopo l’ultima partecipazione.
«È stato Claudio Cecchetto (il grande talent scout di cantanti di successo ndr) il garante che mi ha messo in contatto con Rita – racconta Filadelfo a MeridioNews – dopo aver ascoltato la rilettura di un classico degli 883 di Max Pezzali, Come mai, Cecchetto rimase stupito dal mio arrangiamento, mi chaimò, mi disse che era la versione mai realizzata dopo l’originale. Così, quando Rita Pavone si è rivolta al celebre talent scout per farsi suggerire un arrangiatore, Claudio non ha esitato un secondo a mandarla da me e a seguire da vicino la produzione con i suoi preziosi consigli».
Il brano è stato scritto da George Merk, figlio della stessa Rita Pavone e di Teddy Reno, che lo ha anche prodotto e arrangiato insieme a Filadelfo Castro: è stato lui a dargli la «veste rock», che ha convinto il pubblico dell’Ariston tanto da conquistare una standing ovation. «È stata una grandissima emozione – racconta il maestro – sia da un punto di vista tecnico, perché è stato un grande momento di verifica del mio lavoro e delle mie competenze, sia dal punto di vista emotivo, perché sei all’interno della più importante manifestazione musicale italiana, e quando pronunciano il tuo nome con la frase di rito “dirige l’orchestra il maestro Filadelfo Castro” ti sembra di essere parte di un magnifico sogno che avevi in mente fin da piccolo. L’orchestra di Sanremo ha una sua grande magia – rivela – c’è un contatto visivo con l’artista e i musicisti che è un vulcano, un muro di suono, sembra di essere un gladiatore al Colosseo».
La passione di Filadelfo per la musica inizia alle scuole elementari. «Mi sono innamorato della chitarra per puro caso, in occasione di un saggio di fine anno – racconta–. La mia maestra suonò per accompagnarci nell’esibizione e rimasi folgorato. Dopo un periodo da
autodidatta ho studiato chitarra classica con il maestro Guido Fichtner e chitarra moderna frequentando
stage e masterclass con musicisti di fama internazionale come Frank Gambale, Pat Metheney, John Scofield,
Steff Burns, Mike Stern, Kurt Rosenwinkel, Jim Kelly e molti altri».
A 18 anni quella passione
nata tra i banchi di scuola ha una svolta. «Il mio maestro di chitarra – ricorda – mi
suggerì di provare a pubblicare il risultato di queste mie ricerche e ho chiamato il centralino della BMG
Ricordi, mi hanno passato il direttore editoriale Beppe Andreetto che ha creduto in me e abbiamo
pubblicato i primi quattro libri dedicati alla chitarra moderna (Le scale per chitarra moderna,
Tecnica ritmica fondamentale, L’enciclopedia del Virtuosismo 1 e 2, ndr), posizionandoci sempre nei primi
dieci posti della classifica di vendita». Così come il libro Jazz Guitar Improvisation, pubblicato nel 2013 per
l’editore Volontè&Co.
In poco tempo, Castro da esecutore diventa anche
compositore, arrangiatore e produttore. E così, quel bambino che a scuola sognava di fare il musicista, nel
suo studio di Como comincia a mettere nero su bianco le sue idee, scrivendo da zero «progetti innovativi»
per famosi Youtuber come Bouchra e Leonardo Decarli, che per il loro debutto da cantanti hanno scelto
proprio Castro per scrivere, comporre e produrre i loro brani. Poi arriva anche il primo tour con il conduttore radiofonico Daniele
Battaglia, il primo disco importante da chitarrista con Gatto Panceri, e le collaborazioni con altri grandi
della musica italiana: i Pooh, Max Pezzali, Enrico Ruggeri & Nico Fortarezza, Valerio Scanu, Dodi Battaglia e
Claudio Cecchetto. Ed è stato proprio l’aiuto di quest’ultimo a permettergli di arrivare a Sanremo.
Il Festival, per
Castro non rappresenta un arrivo ma una partenza, dal momento che tra i progetti in cantiere c’è proprio la
realizzazione del disco di Rita Pavone e un tour internazionale che lo vedrà impegnato nell’organizzazione
insieme a Giorgio Merk. «Farò anche il disco di Ronn Moss e tanta musica per il cinema e la televisione,
oltre al mio primo disco strumentale col mio trio Jazz. Vorrei concentrarmi sempre di più sulla mia carriera
di compositore e musicista, meno commerciale ma più legata alla mia formazione».
Tre le tante
collaborazioni, mancano ancora all’appello quelle degli artisti siciliani. «Mi piacerebbe molto, magari con
una delle mie preferite, Carmen Consoli. La Sicilia è la mia terra e la amo profondamente anche se ci
ho vissuto poco, lì ho fatto solo la seconda elementare. Mi sento parte di quella storia e di quella cultura. Ci torno in vacanza quasi tutte le estati, lo scorso anno ad esempio sono stato a
Lampedusa ma vorrei tornarci più spesso». Ai giovani dice di studiare «e dimenticarsi di quello che hanno
studiato, per mantenere vive ingenuità e freschezza ma anche di coltivare il proprio lato sensibile, sia
umano che musicale».
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