Diossina a Bellolampo, chi doveva rilevarla? Se lo chiedono i magistrati

Un giallo nel giallo. La Procura di Palermo, oltre ad indagare sulle origini dell’incendio scoppiato nella discarica di Bellolampo, apre un altro capitolo. Vuole cioè capire chi, fra i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e quelli dell’Asp, Azienda sanitaria provinciale, sia competente a monitorare l’aria di Palermo, da nove giorni ammorbata da nubi tossiche.

Oggi il vertice in Procura per chiarire l’arcano, con esponenti dell’Arpa, non è servito a granché.  Sembra di capire che i magistrati sospettino che se la diossina finora non è stata rilevata, semplicemente è perche’ non c’e’ stato alcun rilevamento efficace. In effetti, qualche dubbio affiora. Dopo tanti giorni ancora nessun dato ufficiale.

I  procuratori aggiunti Ignazio De Francisci e Maurizio Scalia e al sostituto Geri Ferrara, sono molto preoccupati.

De Francisci, che sabato mattina ha fatto un sopralluogo in elicottero su Bellolampo, ha potuto osservare che  sono state distrutte alcune vasche per la raccolta del percolato.  Percolato, che come vi abbiamo raccontato in questo articolo, finisce in mare. Non a caso il magistrato  ha parlato di una emergenza senza precedenti.

 

Bellolampo, l’incendio, la diossina e il percolato che finisce in mare
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Bellolampo, interessi oscuri dietro l’incendio. Nessun dato sulla diossina
Bellolampo, una class action contro i responsabili

Redazione

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