Differenziata, la media regionale arriva al 37 per cento Un quarto dei Comuni siciliani raggiunge la soglia Ue

Differenziata in crescita nei piccoli Comuni, ma le grandi città restano ancora lontane dall’obiettivo. Dopo l’ennesima polemica sull’attendibilità delle cifre sulla raccolta differenziata, tra i corridoi dell’assessorato di viale Campania a Palermo c’è una certa ansia di portare a termine il report sul primo trimestre dell’anno per dimostrare che il trend sia effettivamente in salita. 

Secondo quanto filtra dall’assessorato all’Energia, infatti, mancherebbe ancora l’attestazione di Palermo città, senza la quale la media risulta comunque inesatta. Ma il dato, da quanto raccolto dalle amministrazioni locali, sembrerebbe assestarsi sui 37 punti percentuali di media regionale. Numeri ben al di sopra del 22 per cento che la Regione registrava nel 2017, o del 31 per cento dello scorso anno

Un quarto dei Comuni dell’Isola avrebbe superato la soglia del 65 per cento di raccolta differenziata – oltre 80 sussurrano dagli uffici  mentre, ancora una volta, fanalino di coda tra le grandi città sarebbe Catania, con il 12 per cento di rifiuti riciclati. Il dato di Palermo non è ancora stato trasmesso (probabilmente arriverà in giornata), ma resta il riferimento dell’ultimo rilevamento di dicembre 2018, quando nel capoluogo la frazione differenziata arrivava al 18,6 per cento.

Cresce ancora il dato di Siracusa, lontana dalla soglia del 65 per cento, ma che arriva ai 26 punti percentuali. Fa un po’ meglio di Messina che resta, comunque, ferma al 23 per cento. Nei prossimi giorni, la Regione potrebbe essere pronta a fornire i dati complessivi sul primo trimestre del 2019, mentre resta ancora in piedi la polemica tra il deputato regionale 5 Stelle, Giampiero Trizzino, e l’assessore regionale ai Rifiuti, Alberto Pierobon. Una querelle nata a seguito della diffusione da parte dell’assessore, dei dati relativi all’ultimo trimestre del 2018, rispetto ai quali l’esponente pentastellato sollevava perplessità in merito alla loro attendibilità.

Secondo Trizzino, infatti, la discrepanza tra i numeri forniti dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e quelli forniti dalla Regione sarebbe «a volte anche di 20 punti percentuali», ma Pierobon ribatte che «chi ha esperienza nel settore rifiuti sa bene che anche i dati Ispra, che si rifanno ai Mud (modelli unici di dichiarazioni ambientali, ndr), avrebbero potuto non essere attendibili o, comunque, essere meno affidabili di quelli degli uffici del dipartimento Acque e rifiuti, oggetto di approfondimenti e incroci spesso effettuati. In ogni caso – conclude l’assessore – a partire dai dati del 2018, per alzare ulteriormente il livello di controllo, abbiamo proposto un approccio ancora più dinamico e dettagliato».

Miriam Di Peri

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