Dietro le quinte della terza finanziaria dell’Ars: l’effetto domino del Luglio trapanese e la prima vittoria di Fabrizio Scimè

MAL DIGERITO DALLA VECCHIA GUARDIA DEL ‘PALAZZO’, IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE ESCE BENE DALLA MARATONA PARLAMENTARE. MENTRE I SUOI AVVERSARI – DEI QUALI SI ‘SERVE’ UN PRESIDENTE DELLA REGIONE CHE IN AULA FINISCE SEMPRE FUORI STRADA – ESCONO BATTUTI. TUTTI GLI EMENDAMENTI DEL CAPO DELLA SEGRETERIA TECNICA DI PALAZZO D’ORLEANS, SPONSORIZZATI DA QUALCHE ALTO DIRIGENTE DEL PARLAMENTO ORMAI AL TRAMONTO, SONO STATI ‘BOCCIATI’…

Dopo la lunga notte sulla terza legge finanziaria del sempre più traballante Governo regionale di Rosario Crocetta, a Sala d’Ercole e dintorni si contano ‘morti & feriti’. E per alcuni sono conti amari.

Ieri sera una bella ‘bastonata’, dopo oltre un decennio di lauti finanziamenti, l’ha presa il Coppem di Lino Motta, ex parlamentare nazionale del vecchio Pci, preso in carico con totale insuccesso dal presidente della Regione, Crocetta, dal senatore Giuseppe Lumia e dai renziani siciliani di Davide Faraone.

Questi tre ‘scienziati’ sono riusciti a far deragliare il Coppem, un ente che si occupa del partenariato con i Paesi del Mediterraneo. Inventato da Motta, il Coppem ha vissuto gli anni migliori con Totò Cuffaro, quando tra Tabella H e altri ‘ammennicoli’, portava a casa anche un milione e mezzo di euro all’anno.

Il successore di Cuffaro, Raffaele Lombardo, che con il PD ci faceva il pane, ha ridotto un po’ la ‘biada’, ma ha tenuto in piedi il Coppem.

Crocetta ci ha provato. Con Lumia e Faraone. Ma senza molta fortuna, se è vero che il contributo di 400 mila euro – ben poca cosa rispetto ai fondi che il Coppem incassava fino a qualche anno fa – è stato ‘bocciato’. Lumia ha dovuto masticare amaro anche con il “No” dell’aula all’eterna Appaltolandia del Porto e dell’Interporto di Temini Imerese.

Questo è il noto. Poi ci sono i colpi bassi volati dietro le quinte. Tutto il ‘casino’ sulla Tabella H, ad esempio, sarebbe nato con la ‘bocciatura’ dei soldi – neanche tanti, poi – per il Luglio trapanese.  

Ieri pomeriggio un deputato ci ha detto: “Tipi strani, questi deputati trapanesi: vogliono il Luglio trapanese. Ma non si sono accorti che siamo ad agosto?”. E così i fondi del Luglio trapanese sono stati ‘inchiummati’ di brutto.

La reazione dei parlamentari trapanesi – i vari Baldo Gucciardi, Paolo Ruggirello e i due Girolami: Fazio e Turano (il primo è l’ex Sindaco di Trapani, il secondo l’ex presidente della Provincia di Trapani) – è stata istantanea: niente Luglio a Trapani? Botte da orbi per tutti…

Una volta andato a mare il Luglio trapanese, si è aperta la ‘caccia’ ai fondi destinati ai ‘territori’: ne hanno fatto le spese i Carnevali di Acireale, Sciacca e Termini Imerese, la Sagra del mandorlo in fiore di Agrigento e l’autodromo di Mirello Crisafulli, pardon, di Pergusa.

Insomma, cinque belle ‘inchiummate’…

Poi c’è stata la sfida tutta interna al ‘Palazzo’. Quando parliamo del ‘Palazzo’ ci riferiamo all’alta burocrazia di Palazzo Reale, cioè del Parlamento siciliano.

Qui dobbiamo fare una premessa. La svolta radicale che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha impresso all’alta burocrazia del Parlamento dell’Isola sembra non sia stata ‘digerita’ dalla vecchia guardia del ‘Palazzo’. Ci riferiamo, in particolare, alla nomina del nuovo segretario generale, Fabrizio Scimè, un quarantenne di polso.

Si sussurra che la sua nomina abbia lasciato l’amaro in bocca ai cinquantenni, agli ultra cinquantenni e ai sessantenni dell’alta burocrazia del ‘Palazzo’. Molti di loro si sono sentiti scavalcati.

Di fatto, la terza finanziaria approvata ieri dall’Ars è stata, come dire?, il battesimo del fuoco per Fabrizio Scimè. Che è uscito molto bene da una fase parlamentare estremamente tormentata.

Ovviamente, si tratta di passaggi che riguardano gli addetti ai lavori. Sottigliezze, chiamiamole così, che, però, danno la misura del peso degli alti burocrati.

Non si può non notare, ad esempio, che quasi tutti gli emendamenti presentati dal capo della Segreteria tecnica della presidenza della Regione, Giulio Guagliano, sono stati ‘cassati’.

Si trattava, per lo più, di parti già stralciate dalla presidenza dell’Ars, o messe da parte dalla conferenza dei capigruppo. Emendamenti che, riproposti un po’ proditoriamente, non hanno trovato spazio nell’agone parlamentare. I primi a snobbarli, insomma, sono stati i deputati.

Qualche esponente della vecchia guardia era schierato con Guagliano. Ma anche questa copertura autorevole non è servita a nulla. Anzi, forse ha peggiorato le cose. Il segno che nell’immaginario dei parlamentari dell’Ars la vecchia guardia e qualche alto dirigente del ‘Palazzo’ fanno ormai parte della storia. Così passa la gloria del mondo…

Mentre i quarantenni che si approssimano a diventare direttori e il nuovo segretario generale sono già i punti di riferimento di quasi tutti i parlamentari dell’Ars.

Forzando un po’ la ‘lettura’ (ma neanche poi tanto), nel tacco e punta degli emendamenti la vecchia guardia, ieri, è uscita da Sala d’Ercole con le pive nel sacco. Trascinandosi nella sconfitta tutta la presidenza della Regione. Dove, oggi, sono in tanti a chiedersi il perché non riescono a trovare un po’ di ‘agibilità’ nel Parlamento siciliano.

In che cosa sbagliano? Forse nella scelta sbagliata degli interlocutori che ormai sono ‘passato remoto’. Si racconta che alla fine della maratona parlamentare lo stesso presidente Crocetta, che in Aula non è un fulmine, abbia cominciato a riflettere su certe forzature che a Sala d’Ercole, chissà perché, lo portano regolarmente a sbattere…

Redazione

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