La prima cosa che non bisogna fare, in certi casi, è non perdere la lucidità e la calma. Ma analizzare i fatti e capire come parare i colpi. Perché il ministro degli Interni di un Governo, peraltro scredito, privo di investitura democratica, espressione di potentati bancari e finanziari, entra a gamba tesa nelle vicende politiche siciliane? Perché la signora Anna Maria Cancellieri, senza averne titolo, lascia trapelare, improvvisamente, la presunta ‘incandidabilità di Claudio Fava alla presidenza della Regione siciliana?
La prima considerazione da fare è che le parole di questo ministro sono un ‘avvertimento’. I potentati economici, finanziari e bancari che stanno dietro questo Governo dei poteri forti fanno sapere che seguono da vicino le elezioni regionali siciliane. E dicono a chiare lettere che, a loro, il candidato della Sinistra alla guida della Sicilia non va proprio giù.
Perché dicono questo? In primo luogo, perché i sondaggi diramati in queste ultime settimane sulle presunte intenzioni di voto dei siciliani non sono veri. Al massimo, sono dei desideri di voto. Il vero ‘sondaggio’ sulle elezioni siciliane del prossimo 28 ottobre lo ha diramato ieri pomeriggio il ministro Anna Maria Cancellieri, quando ha fatto sapere che Claudio Fava non si può candidate alla guida dell Sicilia. Che sta succedendo?
In questa vicenda è importante valutare attentamente il possibile ruolo del Pd. Cominciamo con il dire che tutto questo succede quando ormai gli addetti ai lavori conoscono, bene o male, le liste dei Partiti per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana. La scoperta, piuttosto amara, per il Pd, è che le liste che stanno “a sinistra” dello stesso Pd sono forti.
Da una parte c’è la lista che vede insieme Sel, Rifondazione comunista, Verdi, Un’Altra storia di Rita Borsellino e i vari ‘Cartelli’. Dall’altra parte c’è la lista di Italia dei Valori. Queste due liste sono abbondantemente sopra il 5 per cento.
A queste liste si somma un secondo elemento: la candidatura di Claudio Fava che va molto più forte di quanto i sondaggi hanno disperatamente cercato di far cedere.
Poi c’è un terzo elemento, che ancora non è venuto fuori. In Sicilia, accanto a una crescente disaffezione verso le urne, nell’elettorato tradizionale della Sinistra siciliana matura di giorno in giorno la voglia di voltare pagina, di imprimere una svolta alle vicende di una parte politica mortificata, in questi ultimi quattro anni, dal Pd siciliano.
La base del Pd siciliano è moto diversa dai vertici di questo Partito. E’ fatta da gente seria. Piena di passioni. Uomini e donne, giovani e meno giovani, che credono nei valori della politica. Nulla a che vedere con il Governo Lombardo e con il suo presidente della Regione inquisito per mafia. Nulla a che vedere con le clientele. Nulla a che vedere con gli imbrogli dei corsi di formazione professionale organizzati per rubare e per ‘formare’ consenso elettorale. Nulla a che vedere con i consulenti. Nulla a che vedere con la spesa pubblica drogata. Nulla a che vedere con i vertici dell’attuale Pd siciliano.
La gente del Pd siciliano, in maggioranza, ha già deciso che non voterà per questo Partito. Non vuole votare per un Pd che, dopo essere stato, per quattro anni, alleato di Lombardo inquisito per mafia, si è alleato con l’Udc, cioè on gli eredi di Totò Cuffaro. Non vuole votare per il candidato alla presidenza della Regione. E, soprattutto, non vuole votare per le liste del Pd.
Cari lettori di LinkSicilia, sappiate che i ‘conti’ che stiamo facendo noi sono già da alcuni giorni oggetto di riflessione dei dirigenti nazionali e regionali del Pd. Sappiate che in alcuni collegi – per esempio, ad Agrigento e a Ragusa – dalle proiezioni che questi signori conoscono già, così come lo conosciamo noi, le liste del Pd rischiano di non raggiungere il 5 per cento.
La prospettiva di un Claudio Fava che prende molti più voti del candidato di Pd e Udc, andando direttamente a insidiare i due candidati di centrodestra e – soprattutto – l’ipotesi delle due liste della Sinistra per il rinnovo dell’Ars che prendono molti più voti delle liste del Pd ha gettato nello sconforto i vertici nazionali e siciliani del Pd.
Solo adesso – solo negli ultimi tre o quattro giorni -i dirigenti romani e siciliani del Partito democratico stanno capendo l’errore che hanno commesso sostenendo per quattro anni il Governo Lombardo. Quello che è successo a Napoli potrebbe succedere in Sicilia.
La prospettiva di un crollo verticale del Pd siciliano avrebbe effetti devastanti su questo Partito. Sarebbe la fine dei vari Bersani, D’Alema, Veltroni, Bini e via continuando.
Così i vertici del Pd corrono ai ripari. Nasce da quest’analisi disperata l’idea di giocarsi la carta della presunta ‘incandidabilità’ di Fava. L’analisi disperata del Pd è una miserabile equazione politica di primo grado: se mettiamo fuori Fava, se proviamo a eliminare le liste di Sel, Rifondazione comunista, Verdi, Un’Altra storia di Rit Borsellino, ‘Cartelli’ della Sinistra e la lista di Italia dei Valori ‘costringiamo’ i nostri elettori a votarci.
Ecco trovata la scorciatoia: l’ennesima ‘scorciatoia’ di un Pd siciliano che è stato per quattro anni alleato di un presidente inquisito per mafia; che si è categoricamente rifiutato di celebrare il referendum sullo stesso Governo Lombardo per far decidere alla propria base se continuare a no a governare con Lombardo; che ha organizzato un ‘agguato’ politico ed elettorale alle primarie del 4 marzo scorso contro Rita Borsellino candidata a Sindaco di Palermo che si rifiutava di appoggiare il Governo Lombardo; che non ha fatto uno straccio di analisi politica dopo la disfatta elettorale di Palermo; e che, ancora oggi – con la sponda del Governo nazionale – controlla un ‘pezzo’ della formazione professionale siciliana con Ludovico Albert, il dirigente generale di questo settore voluto dai vertici nazionali del Pd.
Via Fava dalle elezioni siciliane con la scusa del ritardo dei tre giorni nella iscrizione delle liste elettorali siciliane; via le liste di Sel, Rifondazione comunista, Verdi, Un’Altra storia e ‘Cartelli’ della Sinistra dalle elezioni per il rinnovo dell’Ars; via le liste di Italia dei Valori sempre dalle elezioni per il rinnovo dell’Ars.
Questa è l’unica, vera ‘ricetta’ che il Pd romano e quello siciliano immaginano per fronteggiare la crisi del proprio Partito: eliminazione dei propri avversari che stanno alla loro sinistra.
Questo è lo scenario. A questa offensiva la Sinistra siciliana deve saper rispondere con intelligenza. Tenendo conto che l’offensiva del Governo nazionale – appoggiato da Pd, Udc e Pdl – andrà avanti. I signori del Pd non si fermeranno. Faranno valere – tramite il Governo nazionale – le ‘ragioni’ anti-Fava.
Non resta che valutare attentamente la situazione studiando con attenzione le contromisure. Prevedendo eventuali ricorsi. E tutte le possibili soluzioni.
L’unica cosa da evitare è quella di non dare ai siciliani della Sinistra, il prossimo 28 ottobre, la possibilità di votare un candidato di Sinistra alla presidenza della Regione e candidati di Sinistra nelle elezioni per il rinnovo dell’Ars.
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