Didattica a distanza, l’esperimento di Misterbianco «Coronavirus? Occasione per imparare cose nuove»

A Misterbianco il coronavirus non dà tregua da settimane. Non tanto per il contagio – un solo caso, fino a questo momento, legato al cluster del dipartimento di Agraria dell’università di Catania – quanto per la paura. Prima quella legata alla comunità cinese del piccolo centro alle porte del capoluogo etneo, la cui area commerciale è la Chinatown più grande di Sicilia. Adesso quella dovuta al singolo caso, la cui filiera dei contatti è sotto il controllo dell’Asp di Catania. «Dall’inizio di tutto questo siamo sempre stati una zona calda», dice a MeridioNews Adriana Battaglia, dirigente dell’Istituto comprensivo Aristide Gabelli, nel pieno centro misterbianchese. Adesso, con la scuola chiusa, l’obiettivo è garantire la prosecuzione a distanza delle attività didattiche. «Ci stiamo provando – ammette Battaglia – Ma non è semplice. Noi siamo un istituto comprensivo, abbiamo a che fare anche con i bambini: come possiamo pensare di adottare strumenti online che non possono essere usati dai minori di 16 anni?».

Il tema è di grande attualità. Tra le misure del governo di Giuseppe Conte c’è lo stop alle lezioni in aula fino al 15 marzo, ma c’è anche l’imposizione di legge per le scuole dell’obbligo di sostituire la didattica frontale con quella digitale. «Noi non siamo contrari alle innovazioni, ma facciamo i conti con quello che abbiamo – prosegue Battaglia – Non tutti i docenti hanno la preparazione necessaria per usare applicativi specifici». Motivo per il quale parte del lavoro degli insegnanti passerà da una pagina Facebook, Didattica a distanza, che entrerà in funzione a breve: «Vale sia per i genitori sia per gli insegnanti: se dici “Impariamo a usare Google classroom” incontri delle resistenze, se dici “Facciamo un post su Facebook” tutti si mettono a disposizione».

Da questa consapevolezza è nata prima una lettera ai genitori e al personale della scuola. A cui ha fatto seguito la creazione della fanpage. «Partiamo intanto da un uso più completo del registro elettronico – spiega la dirigente scolastica – Nella sezione “Bacheca” i genitori potranno consultare non solo i compiti, ma anche le note dei professori. È un modo per ovviare al problema dell’età: come facciamo con bambini piccoli a farli stare autonomamente davanti a uno schermo? Con il registro elettronico, invece, i genitori hanno la responsabilità di reperire, tramite le credenziali che hanno avuto dalla segreteria all’inizio dell’anno, le informazioni che servono». I ragazzini e le ragazzine più grandi, quelli che già frequentano le scuole medie, in qualche caso hanno già iniziato a usare tecnologie digitali per la scuola: «E continueranno a farlo».

Per chi invece sta scoprendo un mondo nuovo, basterà Facebook per guardare i video degli insegnanti che spiegano le lezioni. «Siamo nella delicata posizione di fare attenzione alla privacy dei nostri allievi e di garantire, contemporaneamente, il diritto allo studio. Facebook, mediato dai genitori, non crea ansie e coinvolge, allo stesso modo, sia i docenti più a digiuno di tecnologia sia le mamme e i papà nelle stesse condizioni. Lo stretto indispensabile in termini di spiegazioni e compiti sarà nella bacheca del registro elettronico, il di più sarà sui social a disposizione di tutti». 

«Non vogliamo essere i primi della classe – aggiunge Adriana Battaglia – Ma ho un timore: che il termine dato dal governo venga prorogato. E non possiamo perdere tempo. Voglio guardarla come un’occasione: quando si è avuta paura della comunità cinese di Misterbianco, abbiamo usato i timori per dire chiaramente che per noi era intollerabile qualunque tentativo di ghettizzazione. Adesso abbiamo l’opportunità di imparare a lavorare in modo nuovo». Certo: la classe è insostituibile, «ma la tecnologia è un supporto e come tale dobbiamo sfruttarla».

Luisa Santangelo

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