«È una Sicilia vittima e ostaggio delle ammucchiate di centrodestra e di centrosinistra, una Regione a guida Micciché, e non Musumeci, ferma da 100 giorni. Lo avevamo detto in campagna elettorale che si sarebbe rischiato il caos. Non ci siamo sbagliati purtroppo». Luigi Di Maio torna in Sicilia. Stavolta per sostenere se stesso e non più Giancarlo Cancelleri, come successo in moltissime occasioni durante le ultime Regionali. Nella tappa in provincia di Ragusa, a Scicli, il candidato premier del Movimento 5 stelle tocca alcuni temi cari all’elettorato dell’isola: edilizia, migranti, rifiuti. E non manca di attaccare Renzi e Berlusconi: «I programmi elettorali sono importanti se chi ve li propone è credibile, altrimenti non perdete tempo, non leggeteli perché non valgono alcunché».
Prima di parlare dei temi della nuova campagna elettorale, c’è il tempo per tracciare un primo bilancio, nettamente negativo, del governo della Regione. «Un assessore ai Rifiuti che si è dimesso dopo pochi giorni e che aspetta ancora di essere sostituito – afferma Di Maio – il sistema dei rifiuti ancora bloccato e la segretaria di Musumeci presidente del Consorzio autostrade siciliane: è lo specchio di una Sicilia che è nel caos». Dello stesso tono Cancelleri: «Sono passati 100 giorni dall’insediamento di Musumeci, ma finora il piatto piange. Non abbiamo visto nulla. Avremmo avuto bisogno di provvedimenti urgenti – aggiunge il deputato nisseno -, ma sul piano delle proposte siamo fermi. Non c’è nulla. Spero che Musumeci si ravveda. perché cinque anni di Crocetta sono stati pessimi, ma si può scendere ancora più basso. E per la Sicilia sarebbe la fine».
Quindi il candidato premier si lancia sulla questione migranti. «L’Europa ha abbandonato la Sicilia – dice -. Io non darei più fondi a tutti quei Paesi che si stanno rifiutando di accoglierli. Abbiamo votato per ridistribuire le quote di migranti negli altri Paesi, ma visto che si stanno rifiutando di accoglierli, io non darei più fondi all’Unione Europea visto che diamo 20 miliardi di euro l’anno. Non mi rassegno alla risposta di chi mi dice che i migranti servono per riequilibrare il vuoto che c’è un calo demografico. Questa è una risposta razzista. I giovani devono essere messi in condizione di fare figli avendo tutte le coperture così come fanno in Francia. Poi se dobbiamo aiutare i migranti che scappano dalla guerra quello è un altro discorso. Ma non usiamo i migranti per riequilibrare i nostri conti, altrimenti siamo davvero razzisti».
Altro tema caldo quello dell’edilizia. Di Maio ribadisce che «non servono nuove costruzioni, ma ristrutturare l’esistente. Questo – precisa – può avvenire non con detrazioni che vanno a regime in dieci anni, ma col certificato di credito fiscale che consente al cittadino di ottenere subito il 50 per cento di quel credito che può spendere subito per la sua ristrutturazione. Uno sforzo che dobbiamo fare – aggiunge – è il risparmio energetico. Che non si ottiene con distese di impianti di fotovoltaico e di eolico ma puntando avere un impianto per ogni casa e aiutando i cittadini ad investire nella propria casa».
Spazio agli attacchi politici e alle repliche a chi critica il Movimento 5 stelle per la scarsa democraticità del sistema di scelte e per i cambiamenti interni. L’ultima era stata ieri la deputata palermitana uscente Chiara Di Benedetto, che ha rinunciato alla candidatura, denunciando: «Dovevamo cambiare il sistema e invece ci siamo adagiati». «Nel M5s – risponde oggi Di Maio – non ci sono persone sole al comando, abbiamo un gruppo formato da eccellenze di vari settori provenienti da tutt’Italia. Io sono il capo politico del Movimento, e lo faccio assieme a Beppe che resta il garante. Noi del M5s non ci sentiamo superiori agli altri, però ci siamo dati delle regole. E le abbiamo inasprite anche: quella dei due mandati è intoccabile, ti puoi candidare nel territorio in cui sei residente e che puoi rappresentare. Ovunque io vado in Italia trovo la Boschi candidata. Paracadutata ovunque tranne che nel suo territorio, Arezzo, dove ha fatto quello che ha fatto con le banche. Sui soldi le nostre regole sono ferree – aggiunge – perché possono corrompere anche gli animi più belli. Noi abbiamo rinunciato al vitalizio, a metà del nostro stipendio, e come parlamentari abbiamo lasciato 21 milioni di euro. Se ci sarà tra di noi qualcuno che sbaglierà o non rispettare le regole, nel Movimento non ci puoi stare più».
Per il 4 marzo, giorno del voto, gli ultimi sondaggi e le elaborazioni prospettano in Sicilia uno scenario di testa a testa tra il Movimento 5 stelle e il centrodestra, con quest’ultimo in vantaggio nei collegi uninominali alla Camera per 11 a 8. Eppure le critiche di Di Maio sono bipartisan, a entrambi i due storici schieramenti. «Berlusconi la flat tax l’ha proposta nel 1994 e non l’ha fatta, il Contratto con gli italiani del 2001 non l’ha mai osservato. Renzi parla di politiche per la famiglia: ha avuto tre anni, poteva governare bene e invece ha governato per gli affari suoi e per la banca della Boschi. Dobbiamo avere un poco di memoria per non dimenticare quello che hanno fatto questi signori negli ultimi 20 anni e perché tendiamo a fidarci di quello che ci stanno assicurando adesso. Mandateci al governo il 4 marzo, e dal giorno – chiude – dopo cominceremo a realizzare quello che aspettiamo da 30 anni».
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