Di cava in cava

Nei mesi scorsi Step1 si è occupato del rapporto tra musica, internet e industria. Nel nuovo millennio le etichette discografiche hanno subito il colpo della crisi: la gente scarica i dischi sul web, le nuove generazioni stanno dimenticando cos’è un disco in “carne ed ossa” preferendo inondare i propri I-pod di mp3. Insomma, la figura della casa discografica rischia di scomparire perché è l’oggetto prodotto che risulta ormai obsoleto. Aprire oggi un label, quindi, è pura follia? Non la pensa così Daniele Grasso. Un guru musicale a Catania, lui è Mr. The Cave: la sala di registrazione più influente da Roma in giù. Dall’esperienza del The Cave, Grasso, ha deciso di fondare Dcave: una nuova etichetta discografica, una nuova sfida in barba al filesharing dilagante e al «vuoto della politica culturale di Catania».
 
Daniele, quanto è “folle” aprire un’etichetta discografica oggi, nell’epoca del web e del filesharing?
«Ma, ma non è il 1972 questo?!? Qualunque “impresa” che non perseguisse il solo profitto è stata una follia, sino ad oggi. Chissà perché penso che le cose possano cambiare, anzi stiano per cambiare. Cercheremo di usare il web, per  “pescare” i nostri interlocutori e il filesharing per conquistarli. Poi se voglio sentire il vero sapore del “lardo di colonnata” devo uscir di casa e comprarmelo…».
 
Come ti confronterai col mondo digitale?
«Per quanto io sia “full analog” mi va bene qualunque cosa che consenta di raggiungere il cuore della gente. Saremo quindi presenti sui siti di download e non “disdegneremo regalare” assaggi delle nostre musiche alla gente. Cercheremo comunque di raccontare attraverso video e altro, quanto lavoro, quanta fatica c’è dietro ad una musica e perché va supportata, anche economicamente».
 
Dcave ha alle spalle uno studio di registrazione prestigioso come The Cave. Un’ arma in più?
«Tu che dici?!? Diego Mancino, Cesare Basile, Hugo Race, John Bonnare, John Parish, Greg Dulli, Afterhours, Marta Collica, Manuel Agnelli, Twilight Singer, Jolaurlo, Alibia, Waines e non so quanti altri hanno cercato questo suono, questa atmosfera. E’ logico che sia una arma in più… Speciale. Garantisce che abbiamo una identità, una linea editoriale precisa».
 
Nella presentazione dell’etichetta scrivi di voler puntare sullo “scouting che nessuno fa più”. E’ uno dei motivi della crisi delle label?
«Sì, ma, non è solo questo. Certo influisce e non poco. Ma questo è un discorso lungo e che meriterebbe una discussione a parte…La crisi riguarda la società tutta, i musicisti, i mestieranti… Certo che siamo arrivati al fondo e abbiamo iniziato a scavare. La speranza è che nel settore restino solo quelli che hanno bisogno di fare musica come ragione di vita e che gli altri se ne vadano aff… fare altro».
 
A proposito di scouting. Hai già degli artisti sott’occhio?
«Dcave prima di partire ha, per più di un anno, seguito raccolto e coltivato un numero significativo di “promesse”. Ecco giusto alcuni che dovrebbero “vedere la luce” prima dell’estate. Monica P. interessante cantante torinese, Venus In Furs, promettente band pisana con all’attivo il main stage di Italia Wave, la partecipazione alla compilation di XL dedicata a Woodstock, la vittoria al Summer Festival, Le formiche, sorprendente band palermitana, e a seguire Samuela Schilirò con il suo “domestic rock ‘n roll” e …un bel po’ di cose».
 
Parliamo di Catania. Il movimento rock esiste ancora? Resiste? È vivo?
«Eh?!? Cosa?!? A parte gli scherzi, non credo di essere la persona adatta per avere “il polso della città”. Sono interessato alla musica, ad un certo tipo di musica ovunque essa si trovi e quindi non ne faccio una ragione campanilistica. Qui in Sicilia mi è più facile lavorare con Palermo che con Catania. Basti pensare ai progetti realizzati con Waines, Donsettimo, Pan del diavolo, Hank, Le Formiche, 800A, Malintenti, ecc … Non so perché sia cosi. Imborghesimento, paura di rischiare, il richiamo del supapop (sic), o semplice mancanza di ricambio generazionale».
 
Ti preoccupa la politica culturale di chi governa oggi a Catania?
«Quale politica culturale?!? No, non mi preoccupa… mi terrorizza soltanto il vuoto che c’è al suo posto…».
 
Che distribuzione avranno gli artisti targati Dcave?
«Dcave nasce grazie alla stretta collaborazione con C.N.I. (“Compagnia delle Nuove Indie”: Alma Megretta, Agricantus, Ennio Morricone ecc…) che ne curerà la distribuzione in Italia».
 
Parlaci dei Sista, la prima band prodotta da Dcave. Che musica propongono?
«Sista…Difficile parlarne visto che ho finito col suonarci. Che dire, se non che tutto nasce dal discutere con Giusi JP Passalacqua, mia assistente a The Cave, mia amica, talento tipico di questa terra con tutti i pro e i contro del caso e infine particolarissima batterista. Avevamo idee simili su molte cose … Armonia ridotta all’osso, ritmica cruda ed efficace, melodie e storie dirette. Sista fa R ‘n R. Ma forse è invece il nuovo pop. Canzoncine di due minuti e mezzo. Certo, per la gente vedere che lo facciamo con un suono internazionale e con solo basso batteria e voce è un po’ destabilizzante. Alla voce ha una incredibile toscanaccia, Elisa Buchignani. Insomma fa Rock ‘n Roll Juice, succo di rock and roll. E non è musica pop questa?!? Da sentire sicuro».
 
live sista mei 2009


Sono passati grandi artisti dal The Cave. Ti va di raccontarci un aneddoto sulla registrazione di “Ballate per piccole iene” degli Afterhours?
«Mah, piuttosto ti do un paio di flash di immagini…Greg Dulli steso sul tappeto in sala di ripresa che ride come un pazzo guardando dei cartoon in cui delle patatine fritte lottano contro delle lattine… poi si alza e se ne vien fuori con una idea geniale per un brano…Giorgio (Prette ndr) che fa la spesa come una perfetta massaia… La band che suona live in studio senza cuffie con i monitor a palla come se fosse un concerto (così gli abbiamo proposto di realizzarlo, cosi hanno fatto) divertendosi da matti… Manuel (Agnelli ndr) e Greg che sabato notte cercano una decappottabile per fare un coast to coast da Catania a Palermo (e Rosy Galeano, la nostra testa pensante, che la procura)… la band tutta che guarda perplessa il conto in una pizzeria a Catania e dice “ è troppo poco”… Scegli tu…».
 
 
 

Riccardo Marra

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