La corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna a 3 anni di reclusione, inflitta dal gup, a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo. Ciancimino, come il coimputato del processo Giuseppe Avara, era accusato di detenzione di esplosivo. Quest’ultimo è stato condannato a due anni di reclusione (pena sospesa).
La vicenda nasce, dopo l’arresto per calunnia del supertestimone. Nel giardino della sua abitazione, sottoterra, vennero trovati dei candelotti di tritolo. Inizialmente Ciancimino sostenne che gli erano stati consegnati da uno sconosciuto come forma di pressione per indurlo a interrompere la sua collaborazione con i magistrati. Ma le videocamere piazzate a sua insaputa dagli inquirenti, non avendo ripreso alcuna consegna di esplosivo, lo smentirono. Venne fuori che il tritolo l’aveva portato lo stesso Ciancimino da Bologna in auto. Il testimone si difese a quel punto dicendo che la consegna era avvenuta nel capoluogo emiliano. Dall’indagine è emerso che parte dell’esplosivo Ciancimino lo diede all’amico Giuseppe Avara perché se ne disfacesse. Questi ha raccontato di averne buttato una parte in un cassonetto della spazzatura. Il tritolo eliminato, però non è stato mai ritrovato, nonostante le ricerche fatte nelle discariche cittadine.
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