Detenuto si suicida all’ex Opg di Barcellona «Non sarebbe dovuto essere nemmeno qui»

Un detenuto di 40 anni si è suicidato ieri notte nell’ex ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. A togliersi la vita è stato un disabile psichico, trovato dall’agente di polizia penitenziaria di turno. L’unico che deve gestire due piani della struttura. Il tragico episodio fa tornare alla ribalta l’ex opg di Barcellona, trasformato in istituto polifunzionale giusto qualche mese fa dopo la riforma del sistema penitenziario. La legge 81 del 2014 prevedeva infatti la chiusura di tutti gli opg entro il 31 marzo 2015. 

Si sarebbero dovuti destinare gli internati a pene alternative, col trasferimento nelle Rems, le residenze sanitarie per le misure di sicurezza. O, nei casi in cui fosse stata esclusa la pericolosità sociale di queste persone, liberarli e passarli alle cure dei dipartimenti di salute mentale sparsi sul territorio.  «Il problema – spiega una fonte interna all’ospedale psichiatrico di Barcellona – è che le uniche due Rems esistenti in Sicilia, quella di Caltagirone e quella di Naso, non sono sufficienti ad accogliere i tanti detenuti psichiatrici ancora presenti negli ex opg. Il quarantenne che si è suicidato non doveva nemmeno esserci qui, avrebbe dovuto posto in una Rems». 

La riforma degli istituti penitenziari ha seguito vie spesso tortuose con l’apertura in ritardo delle strutture demandate a ricevere gli internati e il mancato potenziamento dei dipartimento di salute mentale delle Asp. In particolare in Sicilia le due Rems possono accogliere una ventina di persone ciascuna, posti del tutto insufficienti. Con il risultato che l’ex opg di Barcellona continua ad avere una natura ibrida, come spiega il direttore dell’istituto Nunziante Rosania. «È una casa circondariale con detenuti ordinari in attesa di giudizio e per condannati con sentenza definitiva; c’è un residuo di internati del vecchio opg, circa 30 che a tutt’oggi non hanno trovato spazio nelle Rems: e infine c’è anche un’articolazione della salute mentale per malati psichici, (persone entrate sane in altre carceri e che sono state trasferite qui perché dietro le sbarre è subentrato un disagio psichico ndr), tra queste anche otto donne». In totale 187 persone. L’uomo che ieri si è tolto la vita era proprio un detenuto di quest’ultimo gruppo. Di origini catanesi, condannato per reati contro il patrimonio, è stato trasferito a Barcellona da una comunità terapeutica assistita. «Stava nella nostra struttura da un anno e qualche mese – spiega il direttore -. Ha sviluppato questa sua infermità durante la detenzione in un altro istituto». 

A trovarlo è stato uno dei 80 agenti di polizia penitenziaria che lavorano nell’ex opg. Secondo le stime di chi vi opera ne servirebbero almeno 125. Il direttore confida nel recente e storico passaggio della medicina penitenziaria dalla competenza del ministero della Difesa a quello della Salute, e quindi all’Asp. «Mi auguro che questo porti un incremento di personale per i servizi espletati nelle strutture come la nostra. Ad esempio – conclude Rosania – in una struttura esterna al nostro istituto è prevista la nascita di un Icam, un istituto a custodia attenuata per madri di bimbi fino a tre anni».

Simona Arena

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