Il caso dei deputati regionali morosi arriverà davanti ai magistrati. Il 14 gennaio, il presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo parlerà con il capo della procura di Palermo Francesco Lo Voi di quella «lobby politica», composta da onorevoli, che negli ultimi mesi avrebbe ostacolato le attività della partecipata della Regione. La richiesta di riferire ai magistrati era arrivata dallo stesso avvocato catanese, che ieri a MeridioNews ha dichiarato «ogni giorno funzionari di Riscossione Sicilia bussano alla porta di tanti padri di famiglia, non vedo perché mi devo fermare davanti alla porta di Palazzo dei Normanni».
A confermare l’apertura di un’inchiesta conoscitiva da parte della procura palermitana è lo stesso Fiumefreddo: «Sono lieto di questo passaggio che avevo chiesto e che ritengo fondamentale, il 14 chiarirò con precisione fatti e accuse», dichiara l’avvocato, nei mesi scorsi nominato assessore regionale da Rosario Crocetta, per poi essere destituito poche ore dopo. Per il presidente di Riscossione Sicilia, l’incontro con Lo Voi sarà l’occasione ideale per rendere noti «nomi e circostanze precise» del gruppo di deputati che si sarebbe messo di traverso rispetto all’attività di razionalizzazione operata dalla società.
Secondo i dati di Riscossione Sicilia, i deputati morosi sarebbero 61, dei quali 24 destinatari di pignoramento di un quinto dell’indennità perché restii a saldare i debiti. Tra coloro che invece hanno scelto di rateizzare il debito, il deputato del Pd Raffaele Nicotra che ha tenuto a precisare di non essere un «evasore» e di avere debiti legati all’attività di imprenditore. I rapporti tra Fiumefreddo e l’Ars si erano accesi già nei giorni scorsi, in occasione della bocciatura da parte dell’Assemblea regionale della norma che prevedeva una ricapitalizzazione da 2,5 milioni di euro per la partecipata. In quell’occasione, il presidente di Riscossione Sicilia aveva parlato di atto di pirateria da parte dei deputati. I quali, a loro volta, tramite il presidente Giovanni Ardizzone, avevano annunciato l’intenzione di tutelare la dignità dell’Ars.
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