Depurazione, alla Sicilia 100mila euro di multa al giorno A Monreale da anni un intero quartiere scarica nel fiume

Anche quest’anno, il depuratore si realizzerà l’anno prossimo. Ha del paradossale la vicenda, emersa ancora una volta ieri in commissione Ue all’Assemblea regionale siciliana, del depuratore (o meglio, dell’assenza di un depuratore) a Pioppo, frazione di Monreale, alle porte di Palermo. Un centro abitato che conta circa seimila residenti ma che non è dotato di alcun impianto di depurazione delle acque reflue, che vengono sversate direttamente nel torrente Sant’Elia, affluente del fiume Oreto, che attraversa l’intero capoluogo di Regione.

Negli anni la vicenda è stata seguita da attivisti e comitati cittadini, ma ad oggi non risulta ancora presentato alcun progetto per la realizzazione di un depuratore, almeno stando all’ultimo bando, che risale allo scorso anno. Nel frattempo con le amministrative della scorsa primavera, è arrivata anche una nuova guida per il Comune, che starebbe lavorando alla redazione di un progetto da presentare non appena la Regione pubblicherà il nuovo bando per la realizzazione di impianti di depurazione. 

Quello del Comune di Monreale è uno dei casi limite, che ben raccontano però come sia possibile che l’Italia finisca costantemente sotto procedura d’infrazione da parte della Corte di Giustizia europea in materia di sversamenti in mare e che la quota parte di quelle multe spettante alla Sicilia sfiori i 100mila euro al giorno.

Anche di questo si è discusso nel corso dell’audizione in commissione Ue sull’avanzamento della spesa delle risorse comunitarie da parte della Regione Siciliana. Le risorse pubbliche per i settori idrico e fognario depurativo, cioè per il completamento, il rifacimento, la manutenzione della rete idrica e dei bacini, sono tantissime: oltre un miliardo di euro è previsto dall’APQ «depurazione acque reflue», nella delibera Cipe 60 del 2012. E poi il Patto per la Sicilia: 143 milioni per il settore fognario-depurativo e 53 milioni di euro per quello idrico. E ancora 12 milioni sono previsti nel Fondo di sviluppo e coesione, 54 milioni dal Po Fesr, 18 milioni dalla legge 388/2000. 

In totale la Sicilia avrebbe potenzialmente a disposizione un miliardo e 378 milioni di euro: «Una enorme quantità di risorse – denuncia la Cgil – di fatto non spese o spese poco e in alcuni casi anche male. In Sicilia il servizio idrico integrato non è ancora realizzato, soprattutto per quegli ambiti nei quali il processo di riorganizzazione è ancora ad uno stadio intermedio».

Secondo il sindacato, negli ultimi dieci anni la dispersione delle reti idriche in Sicilia è passata dal 36 per cento al 45 per cento, con punte superiori all’80 per cento, mentre in materia di trattamento delle acque reflue urbane, l’85 per cento dei Comuni siciliani è fuori norma. Intanto l’Italia continua a prendere multe dalla Ue (25 milioni di euro per il periodo 2012/2018), a cui si aggiungono penalità e more per ogni giorno di ritardo. E la quota parte della Sicilia (nello specifico 97mila euro al giorno) è pari al 59 per cento del totale dell’intero Paese.

Miriam Di Peri

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