Denovo, domani al Ma di nuovo in concerto «Kamikaze bohemien il disco più sincero»

«Kamikaze bohemien è il disco che suona più Denovo, sono i Denovo più sinceri». Ci sono voluti trentuno anni affinché questi 12 pezzi vedessero la luce, nascosti com’erano dentro le valigie di Francesco Fracassi, il primo produttore della band che a Catania ha fatto la storia del rock. Luca e Gabriele Madonia («Gabriele lo abbiamo ritrovato dentro le valigie, assieme alle bobine», ride Enzo Velotto, della Viceversa records che ha stampato vinili e cd), Toni Carbone e Mario Venuti tornano il 15 maggio nei negozi di dischi e domani, alle 21, dal vivo sul palco del locale Ma di via Vela, per uno showcase a ingresso gratuito con poche canzoni e molti racconti.

«Non sarà un concerto vero e proprio – spiega Mario Venuti, voce, chitarra e sax del gruppo – Imbracceremo le chitarre, faremo qualche pezzo e, soprattutto, chiacchiereremo». E anche se «le reunion fanno al pubblico lo stesso effetto che due genitori separati che tornano insieme fanno ai bambini» – parola di Venuti – la nostalgia rimarrà lontana dal concerto. «Sarebbe patetico», puntualizza Luca Madonia, chitarre e voce. «Sarebbe molto più divertente e stimolante vedere come i Denovo di oggi affrontano i vecchi pezzi e ipotetici pezzi nuovi, piuttosto che rifare uguali a trent’anni fa quelli che eravamo», afferma l’artista. E Carbone, bassista, gli fa eco: «Non abbiamo più neanche il fisico per farlo», ironizza.

Erano i primi anni Ottanta quando i Denovo diventavano un punto di riferimento per la Catania musicale. «Non era la città del boom dei locali e dei grossi concerti, era ancora troppo presto, la sera c’era il coprifuoco e la vita notturna scarseggiava», ricorda Venuti. Ma c’erano loro. «Erano quattro musicisti incredibilmente avanti», racconta Enzo Velotto, dell’etichetta etnea che ha accettato – «Abbiamo risposto alla prima email scrivendo solo “Assolutamente sì”, con tre punti esclamativi finali» – di produrre Kamikaze bohemien, prima distribuendo 500 vinili in edizione limitata, poi, dalla prossima settimana, cd e file digitali. «I brani non sono stati ri-arrangiati e raccontano in pieno il sentore di quegli anni: c’è un delirante avanguardismo, c’è l’esistenzialismo, c’è un po’ di jazz no wave d’ispirazione newyorkese – dichiara Mario Venuti – Oggi gli stilemi musicali sono cambiati, a quei tempi potevamo permetterci cose quasi progressive».

In Italia, del resto, negli anni Ottanta c’era «una libertà artistica meravigliosa». «Noi registravamo a Firenze e lì c’era una scena rock molto dark». Nel racconto di Luca Madonia ci sono i Litfiba e i Diaframma, «noi eravamo dark a modo nostro, mediterraneo, e funzionava: c’è stato un momento in cui eravamo molto più popolari dei Litfiba». Loro, però, hanno continuato. I Denovo invece si sono fermati ai primi anni Novanta: «Se avessimo proseguito, probabilmente avremmo raccolto anche noi i frutti di quello che avevamo seminato». Ma da Niente insetti su Wilma – ep della svolta pubblicato nel 1984 – in poi «la mano dei produttori comincia a sentirsi più forte». «Nonostante le mode musicali, il valore di un artista si vede dal vivo – precisa Gabriele Madonia, batterista e fratello di Luca – Lì non si scappa, sul palco davanti alla gente sono le tue energie che contano, è il ritmo che sai creare». E che in Kamikaze bohemien è quello di quattro giovani artisti senza condizionamenti.

Eppure una tournée non è prevista. «Non ci abbiamo pensato», ammette Madonia. E aggiunge Venuti: «Dobbiamo tornare a studiare, non so mica se sarei in grado di suonare di nuovo il sassofono». Il fatto, però, secondo Toni Carbone è uno: «Quando siamo tutti insieme sul palco scatta qualcosa, gli intrecci di chitarra e batteria, le voci…». «Come dicono a Stoccolma – rincara Madonia, traducendo in italiano dal dialetto – ce la facciamo». E domani alle 21 al Ma ne daranno una piccola dimostrazione al pubblico di Catania. Che per primo ha creduto nel rock all’ombra dell’Etna.

Luisa Santangelo

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