Debiti fuori bilancio, è tensione tra governo e Ars «Nessun ok se l’esecutivo non viene a spiegare»

Dai crediti vantati dall’Inps alle spese di adempimento contrattuale dell’Esa, l’ente di sviluppo agricolo, fino alle missioni degli assessori regionali. C’è una pila intera di documenti stipata nelle stanze della commissione Bilancio, al piano parlamentare di Palazzo dei Normanni. Una pila di atti e tabelle da esaminare e che risponde alla voce «debiti fuori bilancio della Regione siciliana». Sta lì da settimane. E da settimane, in effetti, in ogni ordine del giorno delle sedute dell’organismo parlamentare si legge la voce «esame dei debiti fuori bilancio». 

Ma la commissione aspetta di poterne discutere alla presenza del governo o dei dirigenti generali dei dipartimenti che hanno maturato quei debiti. Al punto da avere più volte esortato verbalmente l’esecutivo ad argomentare la natura di quei debiti. Esortazioni che – nel clima di tensione generale che si respira da mesi tra il governo e l’Assemblea – si sono trasformate in vere e proprie lettere di richiamo alla Regione perché vada in Assemblea «ad argomentare» le ragioni di quella pila di scartoffie. 

La voce girava già da qualche giorno a Palazzo, ma a dare conferma è il presidente della commissione Riccardo Savona, che a domanda risponde a denti stretti: «Sì – ammette – c’è stata una corrispondenza». Alla quale hanno avuto seguito delle risposte? «No – riconosce ancora con rammarico – ad oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro».

Intanto la data del 13 dicembre, quando la Corte dei Conti presenterà il giudizio di parifica sull’esercizio finanziario 2018, si avvicina e la tensione è sempre più tangibile. Da quel momento sarà corsa contro il tempo per aggiustare il tiro e dare il via libera all’assestamento di bilancio, per poi incardinare in Aula i debiti fuori bilancio e procedere all’inevitabile esercizio provvisorio. Questo almeno per i primi due mesi del 2020, come ammesso a sala d’Ercole nella seduta sui conti della Regione dallo stesso governatore Nello Musumeci.  

Nel frattempo, di debiti fuori bilancio, in seconda commissione, si continua a non parlare. «Dal canto nostro – spiega ancora Savona – potremmo esaminare quei debiti su cui c’è una sentenza passata in giudicato. Laddove si è già pronunciato un magistrato, noi non possiamo che prendere atto del debito riconosciuto. Ma su tutto il resto è necessario un approfondimento. Anche perché parliamo di 20 o 30 milioni di euro, a fronte di cifre ben più significative». Ecco, le cifre. Anche in questo caso, quella pila di scartoffie non sarebbe ancora stata conteggiata con precisione, ma le voci del Palazzo sussurrano che si sfiorerebbero i 300milioni di euro. «Non ho con me le carte per poter confermare questo dato – taglia corto Savona – ma temo che non siamo molto distanti dalla realtà dei fatti».

«È come se da quei debiti – conclude il presidente della commissione Bilancio – emergesse quasi una gestione parallela. Si tratta di un’opzione che noi non possiamo accettare. Per questo è indispensabile che vengano ad argomentare».

Miriam Di Peri

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