De Luca, nuovo show in piazza ai confini della politica Attacchi ai sindacati e ritiro spirituale con barbecue

È cominciata con una parodia l’adunata voluta dal sindaco di Messina Cateno De Luca. Tantissimi i messinesi accorsi ieri in piazza Unione Europea per partecipare all’incontro a cento giorni dalla sua elezione. Sornione tra la gente ha seguito la parodia ridendo alle battute di un duo comico che nelle vesti del premier Giuseppe Conte e di Cateno De Luca hanno dato vita a uno sketch. Poi è toccato a lui: De Luca è salito sul palco alle 18,30. Ha scelto Amleto di Shakespeare per cominciare un comizio che è durato quattro ore. 

«Essere o non essere?», ha chiesto ai messinesi ai quali ha illustrato numeri e dati spiegando come si stata amministrata la città negli ultimi anni. Tanti i punti affrontati a cominciare dal suo rapporto con il consiglio comunale. Con documenti e slide alla mano, ha spiegato il piano di riequilibrio. Poi ha replicato all’ex assessore allo Sviluppo Economico Guido Signorino ed evidenziato le falle e la gestione delle società partecipate, ha risposto alle accuse dei sindacati, non tralasciando il rapporto con i dirigenti e con gli impiegati comunali. Un fiume in piena che ha chiesto nuovamente al consiglio comunale un atto di responsabilità. «Voi siete uno dei pilastri dell’amministrazione – ha detto – potete indirizzare e vigilare sull’operato del sindaco e della giunta, ma non potete condizionarla». Ha quindi sottolineato come «in passato il consiglio comunale abbia dettato tempi, decidendo quello che doveva passare o non passare e persino quello che doveva arrivare in aula o meno. Abbiamo ereditato 150 delibere mai arrivate in Consiglio. Era il consiglio degli stolti, ora deve essere il consiglio dei responsabili, ma tutti dobbiamo alzare l’asticella per competenza e qualità». 

Da decidere c’è se Messina sia al dissesto o meno e se «vogliamo rimodulare un piano di riequilibrio fasullo. Ho già pronte – ha annunciato De Luca – cinquecento delibere e tutti insieme dobbiamo decidere se portare avanti il piano salva-Messina o meno». Il sindaco ha quindi passato in rassegna la situazione economica di palazzo Zanca mandando in onda sul mega schermo grafici e documenti. «Il Comune ha 186 milioni entrate tributarie, ottiene 143 milioni trasferimenti da Regione e Stato e 23 milioni entrate extra tributarie per un totale complessivo di 364 milioni. Ma il bilancio complessivo supera i 747 milioni. Non riusciamo a essere autonomi – ha spiegato – perché dipendiamo dai contributi di Stato e Regione. Non è una città che riesce a creare economia». Per quanto riguarda lo sport, «gli impianti comportano una spesa di un milione e 600mila euro e in bilancio viene indicata una previsione d’incasso di appena 67 mila euro, che però poi si concretizza in un’entrata di appena 26 mila euro». 

Parole non proprio dolci in merito allo stato delle partecipate. Sull’Amam: «È previsto nel piano di riequilibrio che contribuisca con 23 milioni di euro in dieci anni», ha detto, sottolineando però che si tratterebbe di una previsione impossibile perché «è vietato dalla normativa». L’Atm, invece, è stata definita la «fabbrica dei debiti». De Luca ha portato in piazza incongruenze su numeri e bilanci, palesando irregolarità anche nella nomina dei ultimi direttori generali. «Se ne occuperà la procura di verificare quanto noi abbiano trovato nelle carte – ha ribadito -. Ci sono state spese senza bilanci, senza coperture finanziarie, senza averle concordate con il Comune di Messina, con un piano disallineato rispetto a quello del Comune». Quando ha poi toccato la questione degli autisti interinali Atm non sono mancate le proteste da parte degli ex lavoratori presenti a piazza Unione Europea. Ma De Luca ha ribadito quando già detto lo scorso venerdì in conferenza stampa. «Sono costi che l’azienda non si poteva permettere, sono illegittimi e io non consentirò più a nessuno di lavorare se non attraverso concorsi pubblici», ha avvertito.

Subito dopo primo cittadino si è rivolto ai sindacati. Cominciando dal Siulp e finendo per i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil. «Qui c’è ancora la mentalità del posto fisso. Posso documentarvi come ci siano state assunzioni in blocco. Io e l’assessore Dafne Musolino siamo stati minacciati, ci siamo ritrovati persone in stanza che ci hanno minacciato. Ma non abbiamo paura – ha attaccato De Luca -. D’ora in poi si assumerà solo con i concorsi pubblici. E i sindacati, che leggono le carte e i documenti e quindi sanno, sono stati complici di un sistema che ha massacrato la meritocrazia e le speranze e ha trasformato l’Atm in un bancomat». De Luca ha poi citato alcune delle accuse mossegli dai sindacalisti come quella di aver fatto perdere 92 posti di lavoro in 92 giorni da sindaco. «Mi hanno accusato persino d’aver licenziato 30 operatori della vigilanza venatoria – ha commentato -. Ma stiamo parlando di una gara d’appalto sospesa in prefettura perché partecipava, da sempre, una sola impresa e per due mesi. Nel frattempo ho scoperto che è un ruolo che spetta alla polizia della Città metropolitana». 

Dopo aver passato in rassegna la riorganizzazione della macchina amministrativa, annunciando la riduzione degli uffici doppioni presenti nelle tre aziende che vedono il comune come socio unico, De Luca ha chiesto se si dovesse dimettere. È stato unanime il coro dei no. Ha quindi dato appuntamento a domenica prossima alle 18 sempre davanti al municipio per la seconda parte della sua operazione verità e ringraziando il presidente del consiglio comunale Claudio Cardile, che ha fissato una seduta di consiglio straordinaria il 5 ottobre, ha annunciato due sedute dedicate alla questione «dimissioni e relazione d’inizio mandato», una il 6 e l’altra il 13 ottobre. Il primo cittadino ha infine concluso invitando consiglieri, assessori e vertici delle partecipate a un «ritiro spirituale» in campagna domenica mattina: «Parliamo di tutto faccia a faccia per una decina di ore, mangiando un po’ di carne arrosto».

Simona Arena

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