Una grande mobilitazione per dire che la scuola, così, non è una “buona scuola”.
In sette città italiane, studenti, sindacati, docenti e personale Ata, scenderanno in piazza questa mattina. A Palermo, Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano e Roma manifesteranno il loro dissenso al ddl del governo Renzi in discussione al Parlamento e che prevede modifiche ritenute sbagliate nella forma e nella sostanza. La Camera entro il prossimo 19 maggio dovrebbe licenziare il testo, che poi passerà all’esame del Senato.
A Palermo saranno due i concentramenti. I sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Cobas, scioperano insieme dopo 7 anni) si sono dati appuntamento alle 9 in piazza Marina. Da lì il corteo sfilerà per corso Vittorio Emanuele, via Roma, via Cavour per arrivare a piazza Verdi (Teatro Massimo), dove si svolgeranno i comizi. Con loro ci saranno parte dei docenti e la Rete degli studenti medi.
Gli Studenti medi Palermo, invece, si raduneranno davanti al teatro Massimo, in piazza Verdi, e da lì muoveranno per raggiungere i docenti in via Roma. Da quel momento si proseguirà tutti insieme. «Anche se – dice a Meridionews Maria Occhipinti, tra gli organizzatori del corteo degli Studenti Medi Palermo – sarà evidente che si tratterà di due cortei diversi». Una distinzione netta che la studentessa del Regina Margherita tiene ad evidenziare. «Da sempre siamo un coordinamento autonomo – continua – non apparteniamo ad alcuna sigla sindacale e politica e, quindi, andremo avanti così. Perché non vogliamo aderire al loro sciopero? Perché riteniamo che gli stessi sindacati che scendono in piazza, rifiutano sì la buona scuola del Governo Renzi, ma non del tutto, loro ad esempio accettano alcuni punti e noi quindi non ci riconosciamo. La Rete degli studenti medi è con loro, noi rappresentiamo la realtà autonoma. Siamo contro la riforma Renzi-Giannini a tutto tondo e da sempre. E’ un discorso portato da noi avanti per tutto l’autunno e su questo abbiamo fatto tanta informazione appositamente».
«Una riforma – continua Maria – che va ancora una volta a tagliare radicalmente i fondi all’istruzione, a sradicare totalmente e profondamente quella che è la didattica e il personale che compone la scuola italiana. I punti per i quali ci battiamo sono semplici: contro il governo Renzi, contro la legge di stabilità con cui il governo annuncia nuovi tagli ai fondi per la scuola pubblica, per una manutenzione straordinaria degli edifici scolastici, contro i tagli al settore istruzione che i governi degli ultimi 30 anni hanno portato avanti, per libri di testo a costo zero, per i trasporti gratuiti per gli studenti, per una scuola pubblica, gratuita e lontana dalle logiche di profitto e mercato e, quindi, stop a stage e tirocini non retribuiti all’interno delle scuole. E poi, lo stanziamento da centinaia di migliaia di euro previsto per la riqualificazione delle strutture scolastiche? Sono fondi che non solo non vanno a coprire tutti i danni delle scuole italiane, ma oltretutto prima passerebbero alle province e ai comuni. E purtroppo sappiamo come funziona con questi “passaggi intermedi”».
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