«Spalmiamoli». È il termine utilizzato in un’intercettazione dell’inchiesta della procura di Trapani che oggi ha travolto la sanità siciliana. Ai domiciliari è finita Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico, il braccio destro dell’assessore Razza; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici per conto dell’assessorato. Al centro della vicenda c’è la presunta falsificazione dei dati, inviati all’istituto superiore di Sanità, riguardanti la diffusione del contagio in Sicilia. Tra gli indagati, con l’ipotesi di falso materiale e ideologico, anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza, il suo vice capo di gabinetto Ferdinando Croce e il dirigente Mario Palermo.
«I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?», chiedeva a Razza la dirigente Di Liberti. «Ma sono veri?», chiedeva l’assessore. «Sì, solo che sono di tre giorni fa», rispondeva. A questo punto il vertice dell’assessorato alla Salute indicava di «spalmarli un poco». Il 19 marzo all’assessorato alla Sanità sarebbero entrati nel panico. Il motivo? Dall’ospedale Cervello di Palermo non avevano comunicato 228 pazienti positivi, non registrati nei giorni precedenti. «Ma li avete messi i dati del Cervello?» chiedeva Di Liberto sperando che nei 508 già indicati ci fossero anche quelli dell’ospedale ritardatario. Ma invece Salvatore Cusimano rispondeva negativamente: «No, no, no, senza Cervello». La somma di quegli infetti avrebbe portato il capoluogo in zona rossa. La soluzione sarebbe arrivata dopo il consulto con l’assessore: «A questo punto io scenderei sotto i 400 su Palermo. Ho parlato con Ruggero e facciamo il punto domani». Chiede Cusimano: «Di queste cose qua?». Risponde la dirigente generale: «Sì, sì, sì, quindi 508 lo portiamo a 370. Sono numeri esageratissimi… e ci aggiungiamo mille tamponi».
Sulla vicenda è arrivato anche il commento del presidente della Regione Nello Musumeci, intervenuto durante il programma Omnibus su La7. «Inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell’assessore, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo».
Intanto il Partito democratico, attraverso il segretario regionale Anthony Barbagallo, chiede a Razza di lasciare la poltrona di piazza Ottavio Ziino. «Chiediamo le immediate dimissioni dell’assessore alla Salute – si legge in una nota -. L’immagine della sanità siciliana, in un momento così complicato, non può essere affidata ad un assessore che ne ha già combinate di tutti i colori».
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