Andrà inscena a Messina, stasera (10 luglio) alla Casa del Portuale di via Valore n. 39, con il contributo e la partecipazione degli occupanti del Teatro Pinelli. Si tratta di uno spettacolo multimediale sugli insegnamenti e lesempio di vita del grande sociologo triestino che decise di lavorare in Sicilia negli anni50 e aprì nuove strade di lotta alla mafia, improntate alla non violenza.
Il titolo dello spettacolo è: Vestire di Bianco, unopera maieutica, scritto e diretto dalla giovane regista toscana Caterina Paolinelli e con la video-regista Dalila D’Amico quale aiuto regia. In scena ci sarà lattrice palermitana Stefania Bonafede insieme agli attori Simone Baldassari e Rosario DAngelo.
Si tratta dunque di una rappresentazione maieutica, in omaggio al metodo e alla filosofia di Danilo Dolci: limpianto, lo spettacolo non è strutturato per dare definizioni ma per suscitare domande nelle persone e quindi per realizzare comunicazione e non trasmissione. Si propone di realizzare una comunicazione attiva, per cui anche il pubblico avrà il suo ruolo.
La regista Caterina Paolinelli (nella foto) così lo presenta: Vogliamo realizzare la rottura della quarta parete, anche il pubblico fa lo spettacolo, contribuisce alla sua esistenza, sia a livello intellettuale sia in maniera concreta.
Lidea nasce dal fortuito incontro della regista con la figura di Danilo Dolci: personaggio controverso e stimolante che la storia contemporanea italiana e siciliana ha voluto dimenticare per anni, mentre negli Stati Uniti è ancora oggi ricordato come uno degli studiosi e operatori sul campo che ha gettato le basi della sociologia contemporanea.
Così Caterina Paolinelli descrive la propria creazione: Attraverso l’esperienza di vita, le proteste, le sperimentazioni e la poesia di Dolci si cercherà di sperimentare la possibilità di trasformare la società attraverso lapplicazione del metodo maieutico alle questioni concrete e al quotidiano. E far crescere parallelamente individui capaci di trasformare i loro sogni in progetti.
Ci soffermiamo, mi soffermo, continua la Paolinelli, sulla frase di Danilo Dolci la comunicazione di massa non esiste perché massa vuol dire pasta. È una riflessione sulla realtà sociale come effetto di una massificazione e quindi trasformazione in materia molle e manipolabile del pensiero creativo e critico delle persone. Danilo Dolci, triestino di nascita, negli anni 50 scelse la Sicilia per la sua lotta non violenta per il pane, il lavoro, la democrazia e contro ogni mafia. Le sue idee, ancora oggi, sono un punto di riferimento per molti: la distinzione fra potere e dominio, la ricerca di modelli organizzativi partecipativi, la proposta di un nuovo modo di educare basato sulla valorizzazione della creatività individuale.
Lo spettacolo prevede cinque spazi tematici diversi. Ogni spazio tocca un aspetto delle tematiche di Dolci: la vita pubblica, la lotta civile e sociale, la mafia, la poesia, la vita individuale.
Vestire di bianco, conclude la regista, è uno spettacolo modulare diviso in cinque ambienti. Mi piacerebbe che diventasse uno spettacolo-game: linsieme degli spettatori attraversando i cinque ambienti hanno la possibilità di esplorare e comporre il proprio Danilo Dolci e di sperimentare, più o meno consapevolmente, il metodo maieutico su loro stessi. In ogni ambiente si affronta un tema, un aspetto della vita di Dolci, attraverso un linguaggio artistico che cambia da stanza a stanza.
Le stanze:
Stanza 1: VITA PUBBLICA
Stanza 2: LOTTA CIVILE E SOCIALE
Stanza 3: MAFIA
Stanza 4: POESIA
Stanza 5: VITA INDIVIDUALE
Il gruppo
Caterina Paolinelli, regista e drammaturga
Dalila D’Amico, video-artista e aiuto regia
Stefania Bonafede, attrice
Simone Baldassari, attore
Rosario DAngelo, attore
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