Dall’Isola Bella a Giardini, sequestri e multe agli ambulanti Tra gli ombrelloni: «Ma non è una questione di sicurezza»

«Pure la ricevuta? Dalle mie parti non ho mai visto una cosa del genere». Una giovane coppia di Salerno ha appena acquistato un paio di scarpe di plastica per il mare. Costo: cinque euro. Si sono fermati dopo avere sceso i primi gradini della scalinata che conduce all’Isola Bella. A metà mattina gli ambulanti la riempiono su entrambi i lati, esponendo sulle pareti la loro merce colorata. Kamal, 18enne marocchino, in Italia da quando di anni ne aveva otto, è uno di loro. Anzi, è il primo che incontrano le centinaia di turisti che ogni giorno affollano la splendida spiaggia di Taormina. «Aiuto mio padre che non sta bene ed è in ospedale, abbiamo una famiglia da mantenere. Lui vuole fare le cose in regola, prima che scada il mese già paga quello dopo», racconta il giovane mostrando il permesso con cui il Comune di Taormina ha concesso al genitore di vendere la sua merce sulla scalinata, da maggio a ottobre. «Paghiamo 64 euro al mese e siamo gli unici in regola». A 24 ore di distanza dalla nostra visita, le parole di Kamal trovano riscontro nel blitz interforze di vigili urbani e polizia. Ieri mattina, intorno alle dieci, nell’ambito dell’operazione Spiagge sicure voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, gli agenti hanno effettuato controlli lungo la scalinata, sequestrando la merce di tutti gli ambulanti presenti ed elevando multe. L’unico a essere rimasto immune è stato Kamal. 

A finire nel mirino della battaglia contro gli ambulanti ci sono commercianti che da decenni vivono e lavorano in Italia. Come Mohamed, 55enne marocchino, da oltre 30 anni residente a Letojanni. Ha quattro figli che vanno a scuola e che mantiene vendendo vestiti. La parte intermedia della scalinata è il suo regno variopinto. «Ogni mattina arrivo alle sette, quando ancora non c’è nessun turista, e faccio il bagno mentre la spiaggia è deserta. Poi non ci metto più piede, perché abbiamo fatto un patto con tutti gli altri che vendono qui: le persone che sono sulla spiaggia non vanno disturbate». Mohamed mostra una licenza ma, a differenza del suo giovane connazionale, non ha il permesso del Comune per stare lì. «Già un mese fa mi hanno sequestrato tutta la merce – dice – sono dovuto andare a Napoli per ricomprarla e ho speso tremila euro. Se dovesse ricapitare, per me e la mia famiglia sarebbe la fine». La mattina dopo, l’incubo di Mohamed si materializza nelle divise degli agenti. Stessa sorte per un coetaneo del Bangladesh e per i suoi cappelli. Lui ogni giorno viene da Catania dove il Comune gli ha rilasciato una licenza di vendita, «per cui pago 300 euro al mese», dice. Ma per essere in regola dovrebbe aggiungere un’ulteriore tassa da versare al Comune di Taormina. Anche Mbaye arriva dal capoluogo etneo in autobus con il suo grande sacco pieno di scarpe, che trasporta a piedi lungo la strada statale, dalla stazione fino alla scalinata. «Guadagno 25-30 euro al giorno, ho quattro mogli in Senegal. I soldi li mando a loro».

Taormina è uno dei quattro Comuni siciliani inseriti dal ministero tra i 54 in tutt’Italia che riceveranno 50mila euro ciascuno per cacciare gli ambulanti abusivi dalle spiagge e dai principali siti turistici. I soldi però arriveranno solo alla fine, come rimborso. Per questo ieri il Comune guidato dal sindaco Mario Bolognari e quello di Giardini Naxos (altro centro coinvolto nell’operazione Spiagge Sicure) hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con la prefettura di Messina che anticiperà una parte delle somme necessarie per incrementare il numero di vigili urbani. Intanto la crociata va avanti anche senza i nuovi agenti, ma con il contributo di polizia, carabinieri, guardia di finanza e guardia costiera: un impegno congiunto per impedire la vendita di collanine, tovaglie da mare e vestiti a chi non è autorizzato. 

Sul lungomare di Giardini Naxos sono comparsi anche i cartelli: «Vietato l’ingresso ai venditori in ambulanti». Informazione scritta in quattro lingue. Ne hanno messi venti lungo tutto l’arenile: dalla foce del fiume Alcantara al porticciolo. E insieme ai cartelli sono spuntati i gazebo, presidiati da guardie ambientali e vigili urbani. Per ora gli ambulanti continuano la loro attività, nonostante la paura di vedersi sequestrata la merce. Se vedono da lontano una divisa, scappano. «Ne abbiamo beccati tre ieri mattina – fa i conti il vicesindaco Carmelo Giardina – vendevano giochini per bambini, teli da mare». Davvero pensa che siano una minaccia alla sicurezza dei suoi concittadini? «E chi lo può dire – risponde – finora non si è verificato nessun atto di terrorismo, ma chissà…». 

Tuttavia, stando ai concittadini del vicesindaco, i problemi sulle spiagge di Giardini sono altri. «I parcheggi e le docce ad esempio – precisa la titolare di uno degli storici stabilimenti balneari – È possibile che un turista, arrivando in auto, passa ore alla ricerca di un posto, che è comunque sempre a pagamento? E poi – continua la donna –  l’unico problema di sicurezza che i vigili farebbero bene ad arginare, sono i furti che si verificano nelle spiagge libere. Ci sono stati diversi episodi: qualcuno aspetta il momento in cui le borse e gli zaini restano incustoditi per colpire. E non sono certo gli ambulanti che si fanno chilometri e chilometri senza fermarsi. In tanti anni di attività non abbiamo mai registrato un episodio spiacevole con loro, non siamo mai stati costretti a intervenire per mandare via qualcuno perché troppo insistente. E le assicuro che mio marito non esiterebbe a farlo». Gli unici che guardano con favore all’operazione anti ambulanti sono i commercianti del lungomare che vendono merce della stessa categoria. «È giusto cacciarli perché è concorrenza sleale – spiega una coppia che gestisce un negozio di vestiti – noi paghiamo le tasse, loro no».

Salvo Catalano

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