Dalla fusione di Irfis, Ircac e Crias, alla nuova agenzia che si occuperà di edilizia popolare, passando per l’Eas, l’Istituto zootecnico, l’Istituto per l’incremento ippico. Promette di essere un testo snello, il collegato alla Finanziaria a cui lavorano in questi giorni gli uffici dell’Ars, il cui esame inizierà il prossimo 9 maggio, come annunciato in conferenza stampa dal governatore Nello Musumeci. Un disegno di legge che accorpa, sostanzialmente, alcune delle norme stralciate dalla Finanziaria o rimandate nelle commissioni parlamentari di merito. L’impegno ufficioso, che filtra tra i corridoi del Palazzo, è che le norme inserite nel testo collegato non comportino impegni di spesa. Il motivo è molto semplice: un impegno di spesa imporrebbe l’approvazione di una variazione di bilancio, a pochi giorni dal sudato ok alla Finanziaria regionale.
E non è un caso che, proprio in quest’ottica, ad esempio, in Finanziaria siano già state potenziate le casse dell’Irfis, a cui il governo ha destinato 53 milioni per il consolidamento patrimoniale e 84 milioni in fondi destinati alle imprese. L’obiettivo è quello di creare un unico, grande, ente regionale destinato al credito alle imprese. E il passaggio successivo, dopo l’iniezione di liquidi, è appunto l’accorpamento, che trova spazio nel primo articolo del testo collegato.
«Da numerosi anni – si legge nella relazione firmata dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao – è avvertita l’esigenza di porre le basi per un riordino delle diverse strutture che fanno capo alla Regione, aventi come scopo la concessione di crediti a favore delle imprese siciliane. In tal senso, da una parte si trasferiscono all’Irfis FinSicilia i fondi di credito agevolato e le misure finanziarie a favore delle imprese operanti in Sicilia da parte di Ircac e Crias, dall’altra si propone la liquidazione di Ircac e di Crias, in quanto ritenuti non più adeguati né in linea con il contesto normativo ed economico del settore».
Ma la Superbanca della Regione non è l’unico tema caldo del collegato. Altra norma che rappresenta una piccola rivoluzione nel suo settore, è quella legata all’emergenza abitativa e all’edilizia popolare, attraverso l’istituzione dell’Arcas, l’agenzia regionale per la casa e l’abitare sociale che sostituirà gli Iacp.
«Il disagio abitativo crescente nella realtà siciliana – scrive ancora Armao, rivolgendosi agli inquilini di Sala d’Ercole – richiede di essere governato attraverso politiche efficaci e moderne che perseguano, accanto all’obiettivo fondamentale di garantire il diritto all’abitare per i ceti più deboli, anche quello di nuove forme di accesso alla proprietà di un alloggio».
«Appare evidente – prosegue Armao – che le risposte ai problemi abitativi devono essere sempre più integrate con gli obiettivi di riqualificazione urbana e con le nuove politiche di welfare e di sostenibilità ambientale. Pertanto risulta necessario disciplinare la programmazione regionale in materia di politiche abitative e riformare gli Iacp, senza che ciò comporti nuovi e/o maggiori oneri a carico del bilancio regionale, istituendo un’apposita Agenzia le cui competenze e il cui funzionamento verranno regolamentate con provvedimento amministrativo».
Tra gli enti per i quali si propone la liquidazione, ecco anche l’Esa (l’ente di sviluppo agricolo), mentre viene proposto ancora una volta l’accorpamento dell’Istututo zooprofilattico e dell’istituto per l’incremento ippico, su cui molto si è dibattuto durante l’esame della Finanziaria. Accanto alle norme che prevedono una razionalizzazione dei tanti satelliti alla macchina amministrativa regionale, ecco anche gli interventi in favore delle dimore storiche, interventi diretti a tutelare l’ambiente e i beni culturali, per il risanamento dei centri storici e per la prevenzione del rischio idrogeologico.
Questa la proposta del governo, al momento all’esame della commissione Bilancio. L’auspicio, naturalmente, è che non si trasformi in una nuova Finanziaria, approdata all’Ars con soli 36 articoli e “ingrassata” fino a 120 per trovare la quadra in una maggioranza sempre più instabile. Però l’ultima parola, ancora una volta, non spetta al governo, ma ai deputati dell’Assemblea regionale, per cui è ancora troppo presto per prevedere quanto sarà modificato il testo definitivo che approderà a Sala d’Ercole.
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