Dalla Sicilia al Regno Unito, primaria a 35 anni «Senza la gerarchia italiana mi sono realizzata»

«Il mio sogno professionale? È stata l’Inghilterra a darmi la possibilità di realizzarlo». Gloria Barone ha 35 anni e da due lavora in un ospedale di Lincoln. Originaria di Carlentini, la nostra terra non le ha permesso di mettere in campo tutte le sue qualità, da qui la scelta di trasferirsi in terra inglese dove oggi è una consultant, il ruolo che in Italia corrisponde a quello di dirigente medico di secondo livello, meglio conosciuto come primario. Alle spalle Gloria ha una formazione tutta italiana: ha conseguito la laurea in medicina e la specializzazione in oncologia medica all’università di Catania, quest’ultimo percorso completato alla fondazione Irccs-Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, grazie all’opportunità fornita dalla direttrice della scuola, agli studenti di spicco: «Ancora prima di specializzarmi, avevo già in mano la loro offerta di lavoro».

È stata «la passione per la biologia e la voglia di affrontare la sfida contro il cancro» a spingerla ad intraprendere e concludere con il massimo dei voti questo tipo di studi, che sono stati il trampolino di lancio verso il mondo del lavoro: «Ciò mi ha fatto scampare a quell’infausto destino che spetta di solito ai giovani medici italiani – spiega a MeridioNews – cioè quello di lavorare a tutti gli effetti e forse pure con turni massacranti, ma senza percepire un centesimo o quasi e con l’infinita speranza che un giorno il professore o primario di turno si ricordi di loro e gli conceda la grazia di superare un concorso per un posto di lavoro pubblico».

Ma anche al nord «bisogna sgomitare per far carriera ed ottenere ruoli con più indipendenza e responsabilità». Da ciò è nata la decisione che le ha cambiato la vita: «Il mio compagno non mi vedeva tornare a casa soddisfatta; sottostare alla opprimente gerarchia ospedaliera e dover sopportare i cambi di umore del primario di turno mi infastidiva – racconta Gloria –. Anche lui, dal suo canto, aveva voglia di cambiare lavoro e provare una nuova sfida. Ecco perché, spinti dal desiderio di miglioramento, abbiamo deciso di lasciare tutto e di spostarci nel Regno Unito. Io, all’età di 33 anni, ero soprattutto desiderosa di avere la mia meritata fetta di responsabilità, indipendenza decisionale e stabilità lavorativa».

Oggi guida un team di junior doctors, specializzandi e infermieri specializzati in due prestigiosi ospedali: il Lincoln County Hospital e il Pilgrim Hospital Boston, entrambi membri dell’United Lincolnshire Hospitals NHS Trust. «A Lincoln – evidenzia la 35enne – sono stata assunta e remunerata fin dal primo giorno. Con i colleghi scambio opinioni, suggerimenti e discuto insieme a loro i casi clinici, poi decido come meglio curare e seguire i miei pazienti, senza interferenze o imposizioni da parte di un primario, come avviene invece in Italia. Nel sistema sanitario inglese – aggiunge – non c’è quella rigida gerarchia ospedaliera italiana, qui tutti i consultants sono come dei primari, che decidono in gruppo come meglio gestire e condurre il reparto e il dipartimento. Ovviamente anche loro sono gli ultimi responsabili di eventuali errori commessi dal proprio team, anche se in maniera indiretta, per tal motivo è nel nostro interesse attribuire una buona formazione ad ogni collaboratore».

La Gran Bretagna le ha offerto anche la possibilità di fare una consulenza per una delle principali aziende farmaceutiche a livello mondiale, la Bristol-Myers Squibb e di accedere al campo della ricerca, riuscendo ad avviare due studi clinici da principal investigator (ricercatore principale), «ruolo che in Italia devi strenuamente negoziare prima che ti venga riconosciuto». Quello di Gloria Barone è un sogno diventato realtà: «Adesso, a quasi tre anni dal mio arrivo in Inghilterra, sono molto soddisfatta del mio lavoro e della vita che io e il mio compagno conduciamo». Questo anche grazie all’ottimo «trattamento economico riservato al personale sanitario ed ai medici in particolare, oltre al maggior numero di giorni di ferie, da scegliere in autonomia, senza dimenticare che non siamo chiamati a fare turni di notte».

Ai colleghi in cerca di lavoro, Gloria consiglia di trasferirsi nel Regno Unito. «Qui c’è una continua ricerca di medici e personale sanitario, anche di medici di base. Ogni ospedale ha il suo team di infermieri e personale amministrativo specializzato e dedicato a supportare medici e pazienti durante gli studi sperimentali». L’importante, sottolinea, è «mettere il massimo dell’impegno». 

Danilo Daquino

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