Dalla Sicilia al Quirinale a dorso di mulo Viaggio ecosostenibile per la legalità

«In nome di tutti i ragazzi del Sud, abbiamo varcato il Quirinale con tutti gli onori. Stavolta lo Stato c’è stato». E’ ancora emozionato Federico Bruno, 33 anni, anglo-siculo, da quando ieri ha raccolto gli applausi delle autorità romane e nazionali insieme al compagno Mirko Adamo e ai loro muli, Giovanni e Paolo. Sono partiti tutti insieme da Portella della Ginestra il primo maggio per arrivare poco più di due mesi dopo a Roma. Attraversando l’Italia delle borgate e delle campagne, per portare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano i pizzini della legalità raccolti tra la gente comune. Ma anche per dimostrare che un modello ecosostenibile – di vita ed economico – è possibile. «Speravamo di essere invitati a salire, ma non ne eravamo sicuri», racconta Federico. Ad attenderli, invece, il vicario del presidente – in quel momento fuori città – e il prefetto della Capitale. Ma le vere emozioni i due ragazzi le hanno accumulate durante il viaggio, «dedicato ai nostri nonni e alle nostre origini».

Parla dell’amore per la sua terra, la Sicilia, Federico Bruno. Nonostante i 22 anni passati in Inghilterra – patria della madre – dopo soli tre giorni di vita palermitana. Ecodesigner – realizza vestiti da materiali ecologici -, non è la prima volta che viaggia su un mulo. Lo ha già fatto lo scorso anno, in occasione del referendum su acqua pubblica e nucleare, dando vita al No nuclear eco mulo. Un viaggio a dorso dell’animale e attraverso l’isola per sensibilizzare i cittadini alle tematiche ambientali. «La domenica sera ho anche bloccato l’autostrada Palermo-Trapani – ride – Chiedevo agli automobilisti, di ritorno dal mare, “Ma lei c’è andato a votare?”». Stavolta, per il secondo tour, si è unito a lui Mirko Adamo. Coetaneo, in vista di una laurea in Scienze naturali, percussionista della piccola orchestra Malarazza. «Prima di partire abbiamo mandato a Napolitano una lettera simbolica», spiega Federico. Non credevano di essere presi sul serio e invece, al loro arrivo davanti al Quirinale, hanno ricevuto una sorpresa. «Gli impiegati erano tutti affacciati e applaudivano, i carabinieri sotto ci facevano i complimenti – racconta felice – Poi ci hanno invitati a salire». Giorgio Napolitano, con una telefonata, si è scusato per l’assenza e ha ringraziato i due giovani. A ricevere i pizzini e a discutere del loro viaggio sono stati il suo vice e il prefetto di Roma. Che – nonostante i reclami degli agenti di sicurezza – sono scesi dal palazzo per andare a fare una carezza ai due muli. Giovanni e Paolo, in onore dei due magistrati siciliani antimafia Falcone e Borsellino, rimasti legati davanti al Quirinale.

«Un gesto di grande rispetto da parte delle autorità», dice Federico. Che vorrebbe girare questa emozione a tutti gli italiani incontrati nel loro lungo viaggio. «Lo stesso rispetto che loro manifestavano nei confronti di Napolitano e della bandiera italiana – racconta – Se invece nominavi Monti, ne dicevano di tutti i colori». Ed è infatti al presidente della Repubblica che erano rivolti gli appelli raccolti nei pizzini lungo la penisola e recapitati da Federico e Mirko. Uno spaccato dei problemi dell’Italia, come l’appello di Giacinto, allevatore di Castelbuono, in provincia di Palermo: «Tutti forestali, demaniali, impiegati. E noi allevatori cosa abbiamo fatto di male per essere lasciati da soli? Presidente, si ricordi di noi». C’era poi il messaggio del sindaco di Cassino, in provincia di Frosinone, contro la chiusura del tribunale cittadino. E quelli di molti altri primi cittadini, dedicati alle difficoltà di preservare l’arte dei propri paesi o attività come la transumanza.

«A colpirci è stata l’umanità della gente che lavora la terra e alleva», dice Federico Bruno. E poi l’aiuto delle varie associazioni di cavalieri sparse per l’Italia. Uniti ai ragazzi da un obiettivo comune: rendere fruibili le antiche trazzere regie e le mulattiere «per cavalli, asini, mountain bike – spiega Federico – Per poter organizzare trekking ecologici, dedicati anche alle famiglie». Un nuovo modello di turismo ecosostenibile sul modello britannico, che porterebbe all’apertura di apposite strutture alberghiere e di svago. Un settore su cui, secondo i ragazzi, l’Italia dovrebbe iniziare ad investire. Intanto ci hanno provato loro, percorrendo tutte le vie alternative alle principali, passando per borgate e campagne ed evitando le città. Un viaggio che è stato anche «un recupero della memoria e del territorio». E del mulo come mezzo di trasporto, «animale che si è caricato sulla propria soma non solo due guerre mondiali ma tutta l’agricoltura siciliana sino al dopoguerra». E che, non a caso, simboleggia la testardaggine.

[Foto di Openhouse]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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