Tra le pieghe della nuova finanziaria c’è un emendamento che rappresenta una vittoria per il Movimento 5 Stelle, che finalmente riesce a ottenere l’istituzione di un fondo per la demolizione degli abusi edilizi da cui i Comuni siciliani potranno attingere al bisogno. Un proposito portato avanti sin dalla scorsa legislatura. «Insieme ai miei colleghi, ci eravamo chiesti come aiutare i sindaci e, allo stesso tempo, fare emergere il sommerso», spiega a MeridioNews il deputato pentastellato Giampiero Trizzino, firmatario dell’emendamento. «Una volta che avviene l’ingiunzione di demolizione, il cittadino responsabile dell’abuso ha 90 giorni per abbattere. Se non lo fa, interviene il Comune che, molto spesso – continua Trizzino – se ne esce dicendo che soldi non ne ha. Poi sappiamo che, in realtà, delle volte dietro ad affermazioni del genere si cela il fatto che un sindaco non vuole farlo anche per motivi politici. A livello nazionale, da un po’ di tempo, il fondo è stato stanziato: i meccanismi per accedervi sono più lenti, è più farraginoso. Per questo, era necessario istituire qualcosa che fosse più vicino al Comune e quale strumento migliore del bilancio della Regione?».
«Il tema è spinoso – prosegue Trizzino – non ci prendi voti, non è una cosa semplice. Per il fondo sono stati stanziati 500 mila euro, che non è tantissimo, ma è un fondo rotativo, che si autoalimenta, con il Comune beneficiario che prende questi soldi e poi li riversa a sua volta nel fondo una volta che si è rifatto su chi ha commesso l’abuso. I sindaci – sottolinea il deputato – non hanno più l’alibi dei soldi. La norma oggi è ancora più astringente: ci sono i fondi nazionali, quelli regionali e, infine, il prefetto interviene dopo 180 giorni d’inerzia del Comune con il genio militare. Secondo me, è una norma di giustizia, soprattutto per chi paga le imposte per costruire».
E di quanto sia spinoso l’argomento demolizioni ne ha pieno conto l’ex sindaco di Licata, Angelo Cambiano, salito agli onori delle cronache proprio per la sua lotta all’abusivismo, che gli è costata critiche e persino minacce in un paese con un tasso di immobili fuori legge da primato nazionale. «Non ho avuto modo di approfondire – dice Cambiano – Non ho più seguito il tema dopo la mia triste vicenda. Di certo, però, posso dire che la lotta all’abusivismo in Sicilia non è soltanto una questione economica, ma un problema culturale».
Parole a cui replica l’attuale sindaco di Licata Pino Galanti, che offre un ulteriore punto di vista. «Accendere un faro sul problema è sempre un bene – dice il primo cittadino in carica – Certo, 500mila euro per tutta la Sicilia non sono molti, basti pensare che solo il nostro Comune avrà bisogno di circa un milione e mezzo per portare a termine tutte le demolizioni, ma il nostro è un caso unico in tutta Italia. È comunque un buon inizio – continua Galanti – anche per impedire a buona parte dei sindaci di fare i furbetti. Attenzione, però, perché esistono abusi e abusi. Ci sono le case costruite sul bagnasciuga, le ville edificate con sprezzo delle regole, ma ci sono anche case costruite trent’anni fa, che rappresentano l’unica proprietà per persone che hanno davvero poco. E, in questo caso, subentra il fattore umano, quello emotivo – dice il sindaco – che chiaramente mal si sposa con le regole. Il vero problema di tutto il Meridione è che la politica fin dagli anni ’60 non si è mossa nel verso giusto redigendo i piani regolatori nei Comuni».
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