Mille e cento chilometri, con partenza e arrivo a Sciacca. Oltre 30 località toccate, lungo tutto il periplo della Sicilia, per due nobili scopi. Il primo è quello di raccogliere proventi e aiutare la ricerca per il cancro al seno; il secondo di mostrare ai suoi conterranei polacchi la bellezza di un’isola per loro ancora in parte sconosciuta. «Una delle mie idee – spiega Daga Szloc a MeridioNews – era proprio quella di mostrare come sia realmente la Sicilia. Gli stranieri, infatti, sono consapevoli solo all’un per cento di come sia fatta l’isola. Spesso conoscono soltanto le grandi città, gli hotel e i resort. Ma il vero cuore di questo luogo – insiste l’atleta – batte nei villaggi e nelle piccole città, dove incontri la vera cultura, i piatti e le atmosfere tipiche, i veri siciliani. Tutto ciò è meraviglioso. Chi viene dagli altri paesi cosa sa di Inycon (la festa del vino di Menfi, ndr) o del Cous Cous Fest?».
L’amore per la più grande isola del Mediterraneo è nato tanti anni fa e ha inizio con un nome: quello di Fabrizio, suo ex fidanzato col quale ancor oggi è in ottimi rapporti, a tal punto che è stata aiutata da lui anche nell’organizzazione del progetto Great Sicilian Escape. «Sono venuta qui per la prima volta per il Capodanno di 13 o 12 anni fa e da quel momento mi sono innamorata di questi luoghi. Lo ripeto sempre: sono nata nel posto sbagliato. Un anno fa – ricorda Daga – ero qui per una breve vacanza e correvo ogni giorno una ventina di minuti sulla spiaggia. Stavo pianificando la mia partecipazione alla Mezza Maratona delle sabbie a Fuerteventura: durante uno degli allenamenti ho capito che sarebbe stato bello organizzare qualcosa nel posto che amo, in modo tale da poterlo scoprire ancora meglio».
Un’idea nata quasi per caso che, col supporto di Fabrizio, è divenuta realtà. «Fin dall’inizio – puntualizza Daga – sapevo che il nome del progetto sarebbe stato Great Sicilian Escape (grande fuga siciliana, ndr). Un diversivo dalla grigia realtà e dalla vita noiosa, verso qualcosa che è soleggiato, brillante e sconosciuto». L’organizzazione è stata resa più facile grazie a Fabrizio, importante per risolvere problematiche burocratiche e logistiche. «Sono stata aiutata nei contatti con il consolato polacco (il Console generale Davide Farina ha fornito un prezioso aiuto all’atleta, ndr), per il noleggio dei droni e per la preparazione di tutti i documenti riguardanti questo Giro di Sicilia. Io – precisa la maratoneta – ho organizzato tutto il resto in Polonia: contatti, sponsor, partnership, media, squadra e tutto quello che riguarda percorsi, hotel, cibo. Nessuno – sottolinea con una punta d’orgoglio – credeva potessi gestire tutto, ma ce l’ho fatta».
Daga, che si definisce una «quasi professionista della corsa», è anche personal trainer, oltre a possedere una compagnia di bellezza. «Sono una make-up artist e insegno in una scuola di cosmetica», aggiunge la poliedrica atleta. In merito ai luoghi che l’hanno più colpita in questo viaggio alla ricerca dell’anima della nostra terra spicca Menfi, oltre a un elenco piuttosto lungo: «La Riserva dello Zingaro, Cefalù, San Vito Lo Capo, Siracusa, Avola, Messina. Impossibile scegliere un posto. La Sicilia è così varia e originale – aggiunge Daga – che è difficile dire quale luogo mi emozioni di più». Non sono ovviamente mancati i momenti di difficoltà: «La pioggia incessante e i tuoni quando ero sul Monte Cofano mi hanno fatto vivere momenti terribili che non dimenticherò mai. Ho pianto spesso per il dolore, mi sono sentita sola chiedendomi cosa ci facessi qui. Ma la risposta – conclude l’intervistata – era sempre la stessa: amo correre e amo la Sicilia. Un sentimento che non avrà mai fine».
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