Il procuratore generale della Corte dei Conti per la Sicilia, Pino Zingale, ha chiesto ai giudici contabili di non approvare il rendiconto generale per il 2016 della Regione siciliana. Il motivo? Presenterebbe delle irregolarità.
Il quadro, in effetti, non conforta affatto: nel bilancio della Regione per il 2016 ci sono più spese e meno entrate. Nel corso della seduta di parifica del rendiconto, il procuratore della Corte dei Conti, infatti, ha contestato la mancata istituzione di tre fondi: quello per il rischio di spese legali, quello a copertura di potenziali passività legate alle operazioni finanziarie fatte su prodotti derivati e quello su eventuali perdite degli organismi pubblici controllati dalla Regione. Inoltre, il procuratore ha chiesto alla Regione un elenco analitico dei residui attivi (crediti da esigere) e dei residui passivi (debiti da estinguere) reimputati nei bilancio per il 2017 e il 2018 e un secondo elenco con le entrate e le spese utilizzate per la completa sterilizzazione del bilancio del 2016.
Dal rendiconto generale per il 2016 esaminato dai giudici contabili, rispetto al 2015 le entrate sono diminuite del 3,24%, passando da da 21.947 a 21.235 milioni, mentre la spesa è aumentata, da 19.432 a 21.051 milioni, quella corrente pari al 74,62% di quella complessiva. In leggero aumento anche la partita dei residui attivi: da 4.162 a 4.195 milioni di euro; in calo i residui passivi, da 3.139 a 2.988 milioni. Insomma, la Corte, per la prima volta, ha sospeso il giudizio di parifica del rendiconto generale per il 2016 della Regione, e ha dato il termine del 10 luglio per le controdeduzioni delle parti, rinviando l’udienza al 19 luglio.
«Sulle concessioni demaniali la procura della Corte dei Conti aprirà un’inchiesta – ha detto Zingale -. La gestione ancorché formalmente corretta sotto il profilo della rendicontazione, è ben lungi dal potersi considerare soddisfacente e lascia trasparire, ad avviso di questa Procura Generale, seri profili di illecito erariale per i quali sarà attivata la locale Procura Regionale per le valutazioni di sua competenza. È stato confermato che dall’1 gennaio 2012, data di cessazione del rapporto convenzionale tra la Capitaneria di Porto e la Regione Siciliana per la gestione del demanio marittimo e di consegna dei relativi fascicoli, la Regione non aveva provveduto a censire le concessioni presenti su tutta la fascia costiera. In conclusione l’attività di gestione si evidenzia come del tutto approssimativa, carente e priva di riferimenti oggettivi, risultando in larghissima parte ignoti alla Regione il numero delle concessioni ed i relativi titolari in essere nel 2016, con l’indicazione di elementi assolutamente approssimativi e privi di certezza giuridica se non con riferimento alla situazione (risalente) in essere al 31 dicembre 2011».
Secondo l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, «il bilancio regionale che abbiamo ereditato dai governi passati era quello di una Regione tecnicamente fallita. Oggi è stato risanato, con risultati chiari ed evidenti. Spiace che questo imponente lavoro non venga riconosciuto da un’immediata parifica, normalmente assicurata anche in presenza di rilevanti criticità sempre evidenziate dalla stessa Corte dei Conti. Gli aspetti sono relativi a fatti meramente tecnici, comunque di impatto non sostanzialmente rilevante rispetto al bilancio complessivo e che riteniamo verranno chiariti nel successivo contraddittorio».
Anche Rosario Crocetta difende l’operato del suo governo: «Cinque anni fa si parlava solo di commissariamento e di impossibilità di pagare persino gli stipendi ai dipendenti della Regione. In quattro anni e mezzo abbiamo fatto un lavoro eccezionale, il più importante tra le regioni italiane, che ha permesso di dare stabilità ai conti ed esprimere solidarietà». «Solidarietà e rigore – ha aggiunto Crocetta – sono stati i termini del nostro impegno con la centralità di una lotta contro gli sprechi, la corruzione, le clientele. Cinque anni fa era il tempo della Tabella H, degli sprechi della sanità, erano i tempi in cui i forestali costavano il doppio di adesso. Abbiamo fatto denunce, ripristinato i conti e liberato una Regione, in un processo che deve continuare e non può fermarsi».
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