Sofia ha dieci anni ed è affetta da sindrome di down. Da due si è iscritta a danza e questo naturalmente non è bastato a guarirla. Ma è stato sufficiente a renderla felice e integrata. «Danzare le piace – racconta a MeridioNews la maestra Lidia Patti – Quando sente la musica in sala è la prima a correre davanti allo specchio per cominciare la lezione, mentre gli altri bambini sono ancora distratti». Un entusiasmo che a luglio le ha fatto conquistare anche la medaglia d’argento ai campionati paralimpici di danza a Rimini, gareggiando nella categoria otto-undici anni.
Impegno e dedizione: parole chiave per i miglioramenti di Sofia, che l’hanno resa protagonista prima del saggio della scuola e poi dei campionati nazionali. Ma anche sinergia, tra la maestra di danza e il mondo della minore, di cui ha voluto conoscere sia la docente scolastica che la terapista. «Ormai sa copiare perfettamente le coreografie che le vengono mostrate – dice Patti, per la prima volta alle prese con la disabilità in sala – Va a tempo, ricorda i passi e si coordina perfettamente con il gruppo. Per me, poi, quella di Rimini è stata la migliore esperienza della mia vita. Sia per l’accoglienza che per la consapevolezza acquisita da parte di Sofia».
Una sfida vinta, ma mai finita. E soprattutto non facile da subito: «L’abbiamo inserita sin dall’inizio all’interno del gruppo, ma io la seguivo singolarmente – prosegue la maestra – Dopo le prime lezioni ho notato il suo atteggiamento cambiare pian piano; mentre le sue compagne hanno sempre saputo comprendere l’affetto che si cela dietro a ogni suo gesto».
A oggi, raccontano i genitori, la danza riesce ad appagarne le esigenze: il desiderio di essere applaudita e la gratificazione di riuscirci coltivando la sua passione. «È questa la vera terapia di cui ha bisogno mia figlia – afferma papà Luigi – Fu questo il mio pensiero la prima volta che la vidi alla sbarra. È a danza che Sofia scarica tutte le frustrazioni accumulate quotidianamente anche a scuola, dove – nonostante l’adozione di un percorso scolastico specifico per lei – non riesce a raggiungere gli stessi risultati né sul piano didattico né relazionale. Avverte un gap che non riesce a superare» prosegue.
La gioia sportiva è incrementata dai progressi fatti anche nella vita quotidiana. «Prima Sofia aveva paura di scendere le scale, nonostante anni di esercizi psicomotori» racconta il padre. «Adesso, invece, saltella sui mattoncini anche da sola» aggiunge la maestra di danza. «Sofia non vede l’ora di andare a lezione e percepisce che lì supera le sue difficoltà» racconta mamma Rossella. A Rimini la giovane danzatrice si è esibita in coppia con un’altra bambina normodotata, partita soltanto per farle da partner. Un gesto che le ha regalato la medaglia d’argento, grazie a una esibizione di showdance: performance di genere misto che ha visto le due ballerine impegnate dal classico al caraibico. «Ne era così fiera, che sembrava voler mostrare la sua medaglia a tutto il mondo». conclude la madre.
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