Dal fumo di Londra all’arrosto del Palermo. Dall’astrattezza e nebulosità di una cordata che non ha dato precisi punti di riferimento e che non è partita con il piede giusto in termini di impatto mediatico alla sostanza della squadra. Che alle dipendenze di Stellone non conosce la parola «sconfitta» e che in campo continua a dare garanzie di affidabilità. Il cambio di proprietà al culmine di una settimana in cui la quotidianità calcistica è passata in secondo piano potrà influire in maniera negativa sulla preparazione del match e sulle prestazioni dei giocatori? La risposta a questo interrogativo, legittimo alla vigilia, l’ha fornita il successo in rimonta per 3-1 con cui i rosanero si sono imposti a Padova nel lunch-match della quindicesima giornata: la squadra, reduce da due pareggi consecutivi e a caccia di un’affermazione utile per mantenere il primato solitario in classifica dopo il successo del Pescara, ha dimostrato di sapersi isolare da fattori esterni ed è rimasta sintonizzata solo sulle frequenze della partita.
Le possibili distrazioni legate all’insediamento dei nuovi proprietari britannici non c’entrano nulla con alcune sbavature emerse nell’arco dei 90 minuti o con lo splendido gol del vantaggio dei padroni di casa realizzato in rovesciata da Bonazzoli al 30’ del primo tempo. Una rete figlia di diverse circostanze svincolate da aspetti extra-campo: azione viziata da un fuorigioco di Belingheri, leggerezza di Aleesami nella marcatura del diretto avversario ma soprattutto la prodezza di chi ha segnato, abile a superare Brignoli con un gesto tecnico di pregevole fattura. Allo stesso modo, non sono stati condizionamenti provenienti da fuori ad alimentare la reazione della compagine di Stellone. Che ha dentro di sé la forza necessaria per vincere le partite e, contestualmente, per affrontare eventuali situazioni di disagio come ad esempio l’assenza dello squalificato Jajalo. Con Stellone in panchina era già successo ad esempio in casa con il Venezia oppure a Verona. Sotto di un gol, il Palermo non alza bandiera bianca e molto spesso trova le energie per scrivere, in relazione al film della gara, una trama diversa da quella delineata in precedenza dalla squadra avversaria.
Inglesi, americani, arabi o cinesi al timone del club nel post-Zamparini: cambia poco per questo Palermo. Un collettivo che ha una struttura e una mentalità a prescindere da ciò che lo circonda e che, pur non esprimendo un gioco spettacolare e mostrando ancora delle lacune nella lettura di alcune situazioni, in questo torneo cadetto ha rispetto alle concorrenti un serbatoio più ampio da cui attingere. E da cui pescare risorse spesso decisive: praticità, esperienza, solidità e cinismo sotto rete. In questo contesto, ovviamente, fa la differenza anche la presenza di un certo tipo di giocatori. Gente come Trajkovski e Nestorovski, ad esempio, può avere alti e bassi o rimanere a digiuno per un periodo più o meno lungo ma i due macedoni (il numero 10, su assist del connazionale, ha realizzato oggi al tramonto del primo tempo il suo primo gol nel secondo mandato targato Stellone e il capitano, autore al 69’ del definitivo 3-1, ha interrotto un’astinenza che durava dal 30 ottobre) hanno sempre delle cartucce da sparare.
E delle armi da sfruttare in qualsiasi momento. Nell’ambito, oltretutto, di un collettivo che dispone di altre munizioni come il feeling con il gol di Rajkovic, che con la rete del sorpasso al 22’ del secondo tempo ha siglato all’Euganeo la sua quarta rete stagionale tra campionato e Coppa Italia, o la versatilità di Moreo, impalpabile nel primo tempo ma in evidenza nella ripresa con due assist vincenti. Nell’elenco di opzioni potenzialmente vincenti c’è anche il contributo di qualità che può dare Chochev. Titolare per la prima volta in questa stagione, il bulgaro ha giocato tutto l’incontro. Deve crescere sul piano del dinamismo e acquisire il ritmo partita ma, nonostante la sofferenza iniziale a centrocampo complice la disposizione dei rosa con un 4-4-2 a trazione anteriore e le minacce in contropiede di un Padova volenteroso ma poco incisivo (deludente la prova di Clemenza, obiettivo di mercato del Palermo sfumato in extremis la scorsa estate), con acume tattico è riuscito gradualmente a dare ordine e raziocinio alla manovra rosanero.
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